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Passione a pagamento

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Passione a pagamentoLe regole della psicanalisi insegnano che, per risultare efficace, la terapia dev’essere profumatamente retribuita. Insomma, se non costa sacrificio – economico prima ancora che emotivo – il trattamento non può funzionare.
Molti denigratori della scienza di Freud sostengono che questo sia un astuto e bieco trucchetto inventato dall’Ordine degli Psicologi per mantenere il costo di una seduta vicino a quello di cinque grammi d’oro o – con un paragone più attuale – a quello di un pieno di benzina. Ma gli esperti rispondono che, per il nostro inconscio, se un’esperienza non ha prezzo (economico o d’altra natura) non ha nemmeno valore. Tendiamo infatti a non considerare importante e degno di interesse ciò che non ci è costato un esborso monetario. E, di conseguenza, affrontare i nostri malesseri senza che questo comporti una spesa sarebbe come sminuire tormenti e depressioni, e ridurli a qualcosa che si combatte così, tanto per passare il tempo senza particolari sacrifici e investimenti.

Lo stesso, a mio avviso, vale per le letture.

Con grande generosità e spirito di condivisione (del quale lo ringrazio di cuore), venuto a conoscenza del mio entusiasmo per gli ebook e l’editoria digitale, ieri sera un amico mi ha inviato per email un meraviglioso vademecum con tutte le regole e i link per scaricare gratuitamente ogni genere di libro da trasferire poi sul mio Kindle nuovo di pacca.
Lì per lì mi sono entusiasmato, perchè l’idea di avere accesso ad una biblioteca sterminata attraverso pochissimi click e nessun addebito sulla mia carta di credito mi sembrava la chiave che apre la porta del Paese dei Balocchi.
Poi però, posto di fronte a quello sconfinato elenco di possibilità letterarie a costo zero, mi ha preso una specie di capogiro e, avvertendo una fortissima e strana sensazione di euforico smarrimento, a differenza di Pinocchio ho deciso di girare i tacchi e tornarmene a casa, lasciando perdere giostre gratis e zucchero filato regalato.

Mi è tornata su tutta la tristezza di quel disamoramento venuto ad ingrigirmi la vita qualche anno fa, quando scoprii il download illegale di musica e di colpo, da accanito acquirente di vinili e cd quale ero stato fino ad allora, mi diedi a un’indecente promiscuità discografica, scaricando decine e decine di album che poi, solo per il fatto di essere finiti così facilmente sul mio mp3 player, smettevano di interessarmi già a metà del primo ascolto. E, terrorizzato all’idea che, una volta concretizzatisi la possibilità di avere centinaia di libri buttati dentro una sola cartella di windows nel giro di pochissimi minuti lo stesso crollo della passione potesse colpire anche il mio amore per la lettura, mi sono ripetuto quelle regole-base della psicanalisi, quel teorema secondo cui tutto ciò che non costa sacrificio e sforzo smette di affascinarci in un batter d’occhio.

Non ho nessuna voglia, di perdere il meraviglioso piacere di passare ore a selezionare titoli di romanzi e saggi combattendo la terribile lotta interiore di capire cosa sia meglio acquistare visto che il mio budget (di denaro e di tempo) mi obbliga a delle scelte. Non mi va di rinunciare all’opportunità di crescita che mi è data quando mi costringo a leggere un libro che non mi piace solo perchè ormai l’ho pagato e devo amortizzare la spesa. Insomma non sono disposto a fare in modo che le parole scritte, come già è accaduto per quelle cantate, smettano di essere un bene prezioso nella mia vita solo perchè il web mi dà l’opportunità di ottenerle senza dare niente in cambio.


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