Gianni Sapone, talento calabrese nato e cresciuto con la moda, si sta facendo largo riscuotendo molti apprezzamenti anche in campo internazionale. Per lui, il suo mestiere non è solo disegnare i capi d’abbigliamento, ma seguirne tutti i passaggi fino a raggiungere la “perfezione” con smoderata passione e amore. Rappresenta le sue creazioni piene di eleganza, tradizione e signorilità, senza mai essere volgari. Impegnato anche nel teatro con la bellissima attrice Serena Autieri, realizza bellissimi abiti di scena ricchi di tanta teatralità che per altro contraddistingue fortemente il giovane designer.
Quando e come è iniziata la tua passione per la moda?
“La mia passione per la moda e’iniziata nel 1976 quando sono nato. Sono cresciuto in una boutique d’intimo. Ero sempre in laboratorio, mi piaceva vedere mia zia che cuciva sogni possibili”.
Che studi hai intrapreso?
“Ho intrapreso gli studi artistici a Reggio Calabria la mia città natale, ho frequentato il liceo artistico e appena compiuti 18 anni sono partito per la mia avventura romana”.
Pensi che essere meridionale ha influito negativamente o positivamente sulla tua carriera?
“Non penso che il mio essere meridionale abbia influito negativamente sul mio lavoro, anzi credo mi abbia aiutato”.
Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso?Qual è stata la persona che piu’ di tutte ha influenzato la tua crescita professionale?
“L’aver lavorato con dei grandi. Il primo con uno strepitoso costumista italiano di tutti i tempi. Danilo Donati, un visionario, un’artista, una persona speciale; mi ha trasmesso l’amore per il teatro ed il cinema. Poi lavorare con una passionaria della moda, Marella Ferrera, che ti avvolge nel suo mondo, dove vivono ninfe e guerrieri siciliani, contornato dal profumo di arance. Ma il personaggio che mi ha sicuramente influenzato professionalmente è il grande maestro Fausto Sarli, mi ha insegnato cosa significa l’umiltà e la passione per questo lavoro”.
Di solito quando si parla di moda si pensa a Milano. Come mai la tua scelta è ricaduta su Roma? Pura coincidenza o altro?
“La mia scelta e’stata Roma perché ero alla ricerca di una scuola di moda adatta a me. Pian piano poi mi sono innamorato della città eterna e non l’ho mai abbandonata se non per andare a Milano ogni tanto per qualche lavoro”.
Molti pensano che fare lo stilista sia solo saper disegnare e non seguire tutto il percorso di un abito, dalla scelta del tessuto alle rifiniture. Secondo te cosa significa essere stilista?
Essere stilista non significa fare solo il bozzetto strepitosamente bello, ma sapere mettere mani sul vestito che si disegna, sapere cosa sono i punti lenti, sapere come fare un capo, i suoi difetti e tentare di capire come levarli. Essere stilista significa avere passione e amore per il profumo del tessuto.
Se dovessi scegliere una sola definizione che si adatta alla tua persona e al tuo stile di vita, quale sceglieresti: stilista, sarto, designer, creativo, ... o un'altra ancora?
Non amo chiamarmi stilista, definisco stilista chi come i grandi hanno lasciato un marchio uno stile riconoscibile solo dopo 50 anni nella moda. Mi piace definirmi designer, con tanto ancora da imparare.
Leggendo le tue interviste mi pare di capire che rifiuti l’idea di “moda concettuale”. Per te quindi un abito quando è perfetto? Com’è la donna che vuoi rappresentare nelle tue collezioni?
Per me un abito perfetto è quando vedo che chi lo indossa rimane incantata, sorride con gli occhi guardandosi allo specchio. E’ la mia più grande soddisfazione. La mia donna non è mai volgare. Amo la donna vestita educata, per questo non intendo come una educanda. Ma semplicemente con un educazione anche nell’abito.
Ho letto che al momento sei impegnato come costumista in teatro nello spettacolo “La Sciantosa” con l’attrice Serena Autieri. Come mai questa scelta, e ancora, il teatro come forma di rappresentazione può essere, come penso, la fonte d’ispirazione per alcune delle tue creazioni?
“Ho lavorato con Serena Autieri, una donna meravigliosa con un’eleganza innata. Io la definirei una Grace Kelly dei giorni nostri. Ho intrapreso il viaggio dello spettacolo “La Sciantosa” curando i costumi, perché le mie collezioni hanno quel tocco di costume di teatralità che non abbandona il mio stile, come dico il primo amore non si scorda mai”.
Cosa fai nella vita di tutti i giorni, quando non sei impegnato con il lavoro? Cosa ti piace fare, quali sono i tuoi interessi personali?
“Quando non sono impegnato faccio tante cose. In primis stare con la mia famiglia, tento di stare il più possibile con mia madre e mia sorella. Mi piace organizzare cene con i miei amici, curare la mia collezione di Barbie che vanno dal 1959 in poi, mi diverte restaurare mobili antichi portandoli con un tocco di originalità a pezzi di design... Amo fare dolci, viaggiare, vedere altre culture, etnie. Insomma non mi annoio”.
L’Italia è la capitale della moda - ma in questo momento di grave crisi economica, secondo te i giovani come possono trovare lavoro in questo campo?
“In questo periodo purtroppo L’Italia non aiuta chi vuole fare moda. Ma i giovani devono essere testardi, non farsi abbattere, tenere al sicuro la loro passione. Perché noi italiani abbiamo una cosa che gli altri non hanno: eleganza, sartorialità, gusto.
Infine cosa ti senti di consigliare a chi vuole intraprendere questa strada.
Come ho detto prima, amore per questo lavoro. Non e’ facile. C’è da sudare, avere cultura, per chi vuole vivere della propria passione.
Giulia Ferruzza
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