«Io faccio politica per passione, questo lo so di sicuro». (Alessandra Guerra leghista, 2003)
«Mi sono iscritta al circolo del Pd di Tricesimo, il paese in cui abito. E’ stata una scelta lungamente meditata e serena. Ho maturato la consapevolezza che la politica é per me una grande passione. E così ho ripreso il percorso interrotto bruscamente nell’aprile del 2008. Riparto dal partito più vicino ai valori in cui credo riallacciandomi al lavoro politico svolto durante gli ultimi due anni di impegno in Consiglio regionale». (Alessandra Guerra democratica, 2009)
A memoria eterna l’intervista su La Stampa che inchioda Alessandra Guerra. I chiodi, in realtà, li porta tutti lei (un po’ come fa De Gregori in quest’altra intervista sul Corrierone: ah, che delusione leggere il Maestro esibirsi da noiosissimo qualunquista radical chic). Un autogol dietro l’altro. IMBARAZZANTE.
Il repertorio Guerra è consolidato, nulla di sorprendente. Ma leggerlo tutto assieme in un sol pezzo continua a fare una certa impressione.
Il repertorio? Un mix di autoincensazione, saltimbanchisimo, friulanismo, lacrime alla Carrà, complottismo, dagli al sistema. Fa realmente impressione leggera quest’intervista. Pare scritta su Marte a un marziano. La «campagna contro di me» null’altro è che una meritoria informazione del Messaggero Veneto che ha dato la notizia (vera e curiosa) della trentenne padana del “Roma ladrona” che se ne va in pensione a cinquant’anni a 3.700 euro al mese. Netti.
Mica li ruba. Se li porta a casa, Guerra, perché approfitta di una vergognosa legge di Casta Fvg. Anziché ammetterlo (o anche no, checcenefrega, sarebbe bastato rimanere nello stato vapore), l’ex leghista passata al Pd si infila nel labirinto delle spiegazioni non richieste e impossibili. Come puoi convincere un solo essere pensante che quei soldi, che pure sono un diritto, siano meritati (Non risulta che Guerra l’abbia detto della collega Londero, pure lei maestra d’anticipo pensionistico)? Come puoi immaginare che non salgano pernacchie di rimbalzo alla frase: «La politica mi ha rovinato». E perché, soprattutto, non ne parla con il quotidiano locale invece di esternare via La Stampa (giornale di culto ma che c’entra, in questa vicenda, La Stampa?).
Guerra sa bene di avere “usato” i giornalisti amici (uno solo, uno solo) a suo vantaggio. Quello che pare non sapere/capire è che quei soldi NON SONO MERITATI. L’onestà non basta. Non avere cambiato treni di gomme con soldi pubblici, nemmeno. Non li meriterebbe nemmeno Einstein per 15 anni di lavoro. Di Guerra non si ricordano formule, tanto meno riforme. Da scolpire nelle enciclopedie, molto più che l’epic fail con Illy, il più acrobatico salto della quaglia della storia politica Fvg. Una roba che i “folgorati da Monti” dell’ultima ora sembrano, oggi, dilettanti allo sbaraglio.