Magazine Cucina
Tutto si è svolto regolarmente fino al punto relativo al trenino.
Giunti in stazione, siamo stati accolti da un tabellone i cui orari erano misteriosamente fermi alle ore 7 e rotti. Il mistero è stato risolto dopo mezz'ora secca di attesa da una voce scazzata quanto gli aspiranti vacanzieri al binario.
"Avviso ai signori viaggiatori: la circolazione dei treni è interrotta per guasto tecnico dovuto al furto dei cavi di rame sulla linea. Ci scusiamo per il disagio".
Il mio amato bene ha commentato qualcosa sul fatto che siamo proprio come la Cina, ma con il debito pubblico dello Zimbabwe. E io saggiamente l'ho trascinato via perché va bene che "incenerire con un'occhiata" è espressione metaforica, ma con il caldo che fa in questi giorni non è il caso di rischiare compagni di casa e di vita vittime di fenomeni di autocombustione non spontanea.
Fatto sta che, complice il fatto che siamo con ogni evidenza i più ricchi d'Europa nonché quelli che godono della res publica più accuratamente gestita di tutti e cinque i continenti, ce ne siamo tornati a casa con le pive nel sacco, ovvero con i succitati litro e mezzo d'acqua più peluche più parafernalia vari nello zaino.
Ciò mi obbliga a dare pedata alla pigrizia e a suggerire una pietanzella estiva a Marco DB. Il quale, come ben sa chi segue quel delizioso blog dedicato alle esperienze di due studenti Erasmus in Norvegia, è rimasto solo soletto in quel di Bergen, e ci rimarrà fino a tutto luglio. E viste le sue abitudini alimentari, non vorremmo che ritornasse in questi lidi (si spera solo temporaneamente, complici le succitate evidenze) tramutato in un blocco unico di glutammato di sodio. Pertanto se il caro Marco mi legge è sentitamente pregato di buttare nel rusco gli spaghetti liofilizzati e di munirsi di sporta della spesa: con scarsa fatica e poco impegno potrà approntarsi una pietanza tanto fresca quanto saporita, che avrà forse pure il vantaggio di mettere a cuccia l'eventuale nostalgia. Ma bando alle chiacchiere: ecco i dettami della zia Lella per fare un'eccellente pasta fredda senza l'impiego degli orripilanti condimenti già pronti, robaccia che andrebbe abolita per regio decreto.
Ingredienti (per una persona, da moltiplicare a piacimento):
un etto abbondante di pasta corta, se possibile mista il che rende il piatto più vivace e consente di eliminare i soliti rimasugli (Marco, per carità: non di grano tenero)
mezzo etto di gruviera o simili
un piccolo wurstel di pollo
un grosso pomodoro bello maturo ma sodo
qualche capperetto sotto sale
una manciata di olive verdi o nere, o entrambe
un peperoncino fresco del tipo non piccante
un mazzolino piccolo di rughetta
un paio di cucchiai d'olio d'oliva
qualche fogliolina di basilico della piantina coltivata da Giulia
Preparazione:
è il caso di mettersi in pista di primo mattino se si vuole mangiare la pietanza a pranzo, ma il mio suggerimento è muoversi con santa calma e gustarsela la sera, così ha tutto il tempo di insaporirsi come si confà.
In primis si mette l'acqua per lessare la pasta su fuocherello vivace e già addizionata di sale (non troppo, ché il condimento è già sapido di suo), così ci si porta avanti col lavoro.
Mentre essa si scalda si provvedere a fare a tocchi il pomodoro eliminando i semi e l'acqua in eccesso, a sciacquare bene (e dico bene) i capperi sotto l'acqua corrente, a spezzettare la rughetta con le manuzze sante - e non con il coltello, altrimenti si rovina -, a fare a filetti il peperone dopo averlo pulito di filamenti bianchi e semini interni e a tagliuzzare le olive dopo averle private dell'eventuale nocciolo.
Fatto ciò, si mettono gli ingredienti in una coppetta con i due cucchiai d'olio, si mescolano per bene e si lasciano lì in pace.
Nel frattempo l'acqua avrà iniziato a bollire: ci si butta dentro la pasta e mentre essa cuoce (somma attenzione perché deve essere molto al dente) si fa a dadini il cacio, che si metterà in una grossa scodella. Il wurstel prima dell'impiego andrebbe lessato per un paio di minuti in un altro pentolino, ma giacché so che non è roba da ingegnere suggerisco di saltare questo passaggio, e di affettarlo a rondelle insieme al formaggio, mettendolo nella stessa scodella.
Non appena la pasta è al dente la si toglie dal fuoco, la si scola facendo attenzione a non procurarsi facendo ciò ustioni di secondo e terzo grado (cosa in cui gli ingegneri in generale e quelli informatici in particolare mi risulta siano maestri), la si lascia fumare un minutello e quindi con gesto elegante la si butta nella scodella con cacio e wurstel, provvedendo a dare immediatamente una bella mescolata. Il calore provvederà a far fondere lievemente il formaggio rendendolo più gustoso e a lessare il wurstel quel tanto necessario a giustificare l'aver saltato il passaggio in pentolino; la mescolata, ripetuta quanto basta, impedirà che il condimento si solidifichi sul fondo in blocco unico e provvederà ad accelerare il raffreddamento del tutto (chi trova che questi passaggi siano ridondanti, ricordi che nei manuali di istruzioni è cosa meritevole non lasciare nulla al caso).
A questo punto si butta in scodella il contenuto verdurizio della ciotolina che si sarà insaporito a sufficienza (cosa buona in realtà sarebbe prepararlo il giorno prima e lasciarlo in fresco fino al momento dell'impiego, ma mi rendo conto che pensare a ciò è fin troppa seccatura per un poveretto che sta studiando indefesso), si dà ulteriore mescolata e si pone il tutto nel frigo per almeno un paio d'ore, se di più è meglio.
Quando si avvicina l'ora della pappa si caccia la scodella dal frigo, la si lascia a temperatura ambiente per una decina di minuti e si provvede al tocco finale: con le manine ben pulite si prendono le foglioline di basilico, le si spezzetta sulla pasta e con il profumino del vasenecole che solletica allegramente il naso si porta in tavola.
Con porzioni moltiplicate alla n, codesta pietanza consente di risolvere con scarsissima fatica anche l'incombenza del party di addio il giorno prima della partenza: si faranno contenti i compagni di sventura rimasti a studiare nel Fantoft, e si potrà quindi affrontare lietamente e con tutta calma il problema dei bagagli, con le valigie in cui all'andata entrava tutto e al ritorno paiono esplodere, e quello degli impegni universitari nell'Urbe che, ho saputo con somma mestizia, ricominceranno direttamente a Ciampino il giorno stesso del ritorno. Lenge leve Italia.
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