di Chiara Breschi
Ora che riesco a vedere noi due che quel giorno facevamo l’amore, vacillo sotto il mio dolore, insieme al resto mancante della nostra storia. E alla sentenza di morte che hai emesso nei confronti del nostro futuro.
E’ una lentezza della sconfitta, la mia, che non chiede ripensamenti da parte tua in cambio di un vantaggio di cui potrei godere, poiché la vittoria la racchiudo in grembo.
Perciò scappa pure. Scappa verso un tempo il cui corso non puoi fermare. Vai il più lontano possibile da noi, là dove i luoghi hanno solo lo spazio intorno, dove il peso dei pensieri non ti permetterà di trovare riparo alcuno: dove, come per destino, percepirai la vita sotto un dolore nuovo. “Amore, ho scoperto di essere incinta!”
Queste sono state le mie ultime parole prima di vedere per sempre la trasfigurazione sul tuo viso. Andrò avanti senza te, che non vuol dire rimanere “sola”, dal momento che ho scelto di portare avanti la mia gravidanza. Vedi? L’esistenza di ognuno di noi è una storia aperta ad un’infinità di soluzioni, la cui fluidità è semplicemente inarrestabile e in cui ogni scelta è paradossalmente irreversibile. Cosa significa? Vuol dire che la vita è praticamente come una torta. O meglio: come la ricetta per fare una torta. Ognuno di noi sceglie gli ingredienti tra le infinite possibilità che gli si propongono, così che ciascuno di noi troverà il suo giusto equilibrio di saperi e sapori.
Hai fatto valere la tua potenza di uomo con la tua scelta di tirarti indietro.
Non devi infatti ritenerti un uomo potente e vero, un vir, giusto perché ti ritrovi a guidare una grande azienda, di cui ora non faccio il nome, o giusto perché ti orgasmizzi sopra la tua amata motocicletta! No. L’uomo potente è colui che decide di allevare il figlio suo, di farlo crescere e di fargliela cavare al meglio, una volta cresciuto, in quell’incredibile mare magnum che è la vita.
Ecco: hai messo a punto la tua potenza/impotenza di uomo negandoti la paternità.
Da donna quale sono – e ora anche da madre – penso che la paternità sia l’atto in assoluto più altamente evocativo della condizione di “maschio”, l’unico vissuto che può renderlo veramente “uomo”. Ed è pur vero che la paternità autentica poco ha a che fare con l’evento biologico in sé per sé. A mio avviso, infatti, padri si diventa solo nel momento in cui si decide di amarlo il proprio bambino… il quale, a un certo punto, inevitabilmente, uscirà dal grembo materno in cui ha preso vita e nutrimento: stesso momento in cui, responsabilmente, il padre potrà scegliere se prendersene cura o meno. In ogni anima c’è uno stato d’animo che ci invita a un viaggio di una melodia narrante, avventura scritta e vissuta poiché messaggera di pathos e di primavera: come, appunto, un dolce risveglio che sa obbedire alle tentazioni che suscitano le emozioni. Tutte. Nessuna esclusa. Di una verità non elusa, sebbene vittima fragile di trame tradite e ingannate e nell’intimo violate, in sussurri inghiottite e a fatica poi gridate.
Lascio perciò a te questa mia lettera aperta che ho sottotitolato “un amore imperfetto”, scritta in privato e data in pasto al pubblico perché tutti vedano, e credano, quanto io ritenga giusto lottare per il mio vero e immenso amore.
Che in tal caso non sei tu, ma è il mio piccolo Francesco…
La vera moralità non consiste nel seguire un sentiero già tracciato, ma nel trovare il vero sentiero da soli e nel seguirlo senza paura.
(Mahatma Gandhi)
PATERNITA’ – lettera aperta a un amore imperfetto -
di Chiara Breschi, tratto da TRACCE: antologia scelta di racconti brevi
(prossima edizione)
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