Alberto Alesina, classe 1957, è un economista italiano, professore all’Università Harvard (dove ha conseguito il dottorato), nonché uno tra gli Economisti italiani con maggiore indice di pubblicazioni H-index nel 2012.
Francesco Giavazzi, classe 1947, è un’economista italiano (dottorato in economia presso il Massachusetts Institute of Technology – MIT), insegna alla Bocconi ed è un è un regolare visiting professor dello stesso MIT.
di LUCIA PALMERINI
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi nell’editoriale del Corriere della Sera tornano a parlare di patrimoniale e pressione fiscale. Che il programma fiscale dei vari candidati sarà l’ago della bilancia delle prossime elezioni è abbastanza chiaro e scontato, ma un pò meno chiari sono i programmi dei candidati. Alesina e Giavazzi mettono in evidenza la grande confusione che aleggia nei vari schieramenti, i quali si limitano a pronunciare, e nel peggiore dei casi a mettere nero su bianco, aleatorie ed indefinite affermazioni su fisco e pressione fiscale.
Nel dettaglio, l’agenda Monti fa genericamente riferimento all’opportunità di «trasferire il carico fiscale sui grandi patrimoni », mentre il PD parla di patrimoniale. Non si capisce se il carico fiscale resti invariato o nel peggiore delle ipotesi aumenti. Dall’altro lato Berlusconi parla di abolizione dell’Imu, senza indicare come rimpiazzare le entrate fiscali dello stato e quali tagli di spesa adottare.
Insomma una confusione unica e per niente utile ai cittadini che ancora una volta vengono trattati come individui incapaci di fare 1+1.
Nel loro articolo Alesina e Giavazzi spiegano la gravità di una eventuale imposta patrimoniale, che non risolverebbe da un punto di vista economico i problemi del debito italiano che sono invece strutturali, ma impoverirebbe i cittadini, già duramente colpiti nel 2012.
Auspicabile sarebbe in ogni caso una riorganizzazione del sistema fiscale italiano, con una semplificazione generale ed un minor aggravio su famiglie ed imprese per incentivare la crescita.
Alesina e Giavazzi fanno notare che «la campagna elettorale sembra concentrarsi su quale sia il modo migliore per tassare gli italiani. Invece si dovrebbe discutere di come riformare lo Stato, in modo che esso non pesi per la metà del Pil, con effetti fra l’altro molto deludenti sulla redistribuzione del reddito a favore dei meno abbienti».
I due economisti inoltre invitano i due politici ad essere maggiormente chiari: «L’onorevole Bersani dovrebbe dire in modo chiaro quale è il livello di spesa pubblica che ritiene compatibile con una ripresa della crescita. Analogamente, l’agenda che Mario Monti propone agli italiani avrebbe dovuto indicare un obiettivo per la riduzione del rapporto fra spesa pubblica e Pil da attuarsi nell’arco della prossima legislatura».