Mi piacerebbe, tanto per tirarmela un po', poter dire che l'ultimo dell'anno quand'ero ragazzo era allietato dai severi corali di Bach. O dai festosi inni di Haendel. O almeno dagli spumeggianti tre quarti straussiani. E invece no: il passaggio da un anno all'altro a casa mia era punteggiato dalle canzoni dei Gigli. Non so se anche altrove a Nola ci fossero analoghi riti, ma da noi era così. Questo per dire che anche in questo periodo dell'anno, più da Weihnachtsoratorium o da Messiah, la Festa era con noi e noi con lei.
Sono dettagli che mi sono tornati in mente oggi leggendo di una sessione plenaria dell'UNESCO, tenutasi nella remotissima Baku, in cui la Festa dei Gigli è stata iscritta nella lista delle manifestazioni patrimonio immateriale dell'umanità.
E' stato un cammino lungo e accidentato, percorso talvolta a mezzo passo e talaltra anche francamente a capa arreto, ma l'importante è avercela fatta. Per una delle magnifiche ironie della vita, una celebrazione fatta di colossali strutture di legno e cartapesta, di caldo, di fatica e di sudore viene iscritta in una lista di beni immateriali: eppure a ben vedere è un paradosso solo apparente. In fondo l'esplosione dionisiaca della Festa non si spiega se non con un accumulo progressivo di tensioni, speranze, progetti, attese che a Nola va avanti per tutto un anno, per tutti gli anni.
La Festa è un grande, coloratissimo sogno: ma un sogno che viene sognato da una comunità intera che in esso si identifica e si riconosce. E cosa c'è di più aereo, delicato, immateriale di un sogno?
Domani tutti i nolani si risveglieranno e ritroveranno intatti problemi e preoccupazioni del giorno prima. Non sarà il sigillo UNESCO a spezzare d'incanto le tante catene che impediscono alla mia città di sviluppare il suo potenziale. Non sarà una decisione ratificata nell'Azerbaijan a convincere finalmente i miei concittadini a prendere su di loro il proprio destino; né essa avvicinerà di un metro a Nola tutti i nolani forestieri come me che vivono nel desiderio perennemente frustrato di due chiacchiere 'mmiezo 'a chiazza o di una passeggiata calpestando i basoli del centro antico.
Ma intanto adesso qualcuno in più sa che a Nola noi abbiamo questo sogno. E questo sogno è il dono di Nola anche per chi nolano non è.
Come ha giustamente chiosato mio padre quando gli ho dato la notizia, "in fondo la Festa era già patrimonio nostro. Mi fa piacere per il resto dell'umanità".