Dopo i fiori piantati
quelli raccolti
quelli regalati
quelli appassiti
Ho deciso
di perdermi nel mondo
anche se sprofondo
lascio che le cose
mi portino altrove
non importa dove
non importa dove
Morgan, Altrove
E’ il post che non avrei mai voluto scrivere, quello che annuncia che la tua battaglia contro la devastante malattia che ti colpì un anno e mezzo fa, è andata persa.
Stamattina, quando ho ricevuto la chiamata, ho visto sul display del portatile il tuo numero e mi sono rallegrata per un attimo, “Patrizia sta meglio, mi vuole parlare” mi sono detta, anche se sapevo che da quando lunedì scorso eri tornata dall’ospedale non stavi bene, ma non era la prima volta che queste infauste previsioni si sbagliavano, la tua tenacia è sempre stata fortissima.
Stavi male, non riuscivi più a camminare se non con l’uso del bastone, eppure camminavi con la schiena eretta. E ti informavi sulla mia storia d’amore andata male, mi chiedevi se ci fossero state novità, aggiungendo: “Che sciocco quell’uomo, a perdersi una come te…”
Ed ora che ti ho vista sdraiata su un letto con tua madre e tuo marito a tenerti il viso e le mani, sembri una bambola di cera dall’aria assente ma non più sofferente. Elegante come sempre, composta come al solito, anche nella morte. Ho tante cose ancora da dirti, e credo te le dirò sempre, nel silenzio dell’anima, sento già da subito che sarai un altro angelo che mi accompagnerà nella vita. Un angelo dal carattere schietto che ti dice senza perifrasi : “Stai facendo una st****ata, lascia perdere, amica mia” e che ti dimostra il suo affetto più con le azioni che con le parole.
Mi hai inserito, io sola con la mia bambina e senza parenti vicini a me, nella tua famiglia variegata e composita, facendomi sentire parte di essa. Alice sapeva che, quando io ero al lavoro, avesse dovuto perdere le chiavi, poteva rivolgersi a te. Venti anni di amicizia senza mai un litigio o un minimo dissenso. Piccole abitudini condivise, piccole celie, come quando in estate venne a trovarti mia sorella da Novara tu ti vantavi che l’orzo fatto da te fosse molto migliore di quello che facevo io, caffeinomane incallita.
Non avrei mai voluto ascoltare quella voce al telefono che mi diceva quanto temevamo da tempo. Dopo i fiori raccolti, i fiori piantati, hai deciso di andare altrove, come recita il brano di Morgan, il cantante che amavi tanto.
Addio, Patrizia, dolce amica mia, sei stata per me famiglia, rifugio, consolazione, casa.
Ti amerò per sempre, cuore mio…stammi vicina.
Harielle e Patrizia nella Villa Adriana nel 2010