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Paul Auster, "Follie di Brooklyn"

Creato il 07 agosto 2014 da Simonbug78 @simonbug78
Paul Auster, Titolo: "Follie di Brooklyn"Autore: Paul AusterEditore: EinaudiCollana: SupercoralliPagine: 265Prezzo: Amazon, inMondadori, LaFeltrinelli in brossura a €10,20 mentre in versione digitale a €6,99
Mi ero ripromesso di leggere questo libro molto tempo fa. Il destino ha voluto il contrario ma, fortunatamente, alla fine ha ceduto e ha fatto il suo corso.Gironzolando in cerca di novità da comprare in libreria (ogni tanto DEVO comprare anche libri cartacei, ne sento la mancanza), mi sono soffermato davanti al bancone dove solitamente si trovano i libri in offerta. Troppi e tutti presenti nella mia lista dei desideri. L'imbarazzo della scelta e il badget dedicato ai libri mi pongono sempre davanti a un bivio. Proprio a causa della troppa offerta, per non rischiare di "sforare" quel gruzzoletto mensile che dedico agli acquisti di libri, me ne stavo andando quando l'occhio mi è caduto su questo libro che da troppo tempo volevo leggere.Follie di Brooklyn di Paul Auster è uscito nel 2005 e un mio amico che vive esattamente nei luoghi descritti nel romanzo me ne aveva parlato. Alla cassa badget sforato di €15. Sempre così, in perdita continua! Sempre per una buona causa però...Il protagonista del romanzo è un signore sulla sessantina di nome Nathan Glass. Parlando in prima persona sarà lui a raccontarci l'intera storia. Non narra solo le vicende che gli sono accadute in un determinato periodo storico della sua vita ma si rivolge direttamente al lettore stesso, molte volte come se volesse cercare un dialogo. Pone domande, alle quali è consapevole di non ricevere nessuna risposta, porta il lettore a riflettere, come se fosse coinvolto attivamente nella storia. A causa della scarsa salute, decide di ritornare nei luoghi della sua infanzia, destinazione Brooklyn. Il posto perfetto per concludere la propria vita, il modo perfetto per chiudere il cerchio della sua esistenza esattamente da dove è iniziata. Una volta arrivato sul posto si dirige nella libreria di proprietà di un eccentrico personaggio, il signor Harry Brightman. Dietro al bancone, Nathan, riconosce nel cassiere il nipote Tom. Molto cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto ma sicuro che fosse lui, gli si avvicina e l'incontro riaccende quella sintonia che avevano sempre avuto.Da quel momento, zio e nipote, si frequenteranno ogni giorno, scambiandosi aneddoti e confidenze su come la vita li ha trasformati.  La nipote di Tom, figlia della molto tribulata sorella, compare un giorno alla sua porta, non parla, non perchè sia muta ma perchè non vuole parlare. Giovane, persa, senza punti di riferimento se non se stessa. Nate e Tom decidono di tenerla con loro, cercando di ottenere informazoni su dove si trovi la madre, senza successo. Quella stessa madre, sorella di Tom, che molti anni prima aveva deciso di intraprendere una vita fatta di avventure e continui spostamenti. Harry, sempre pronto a cacciarsi in qualche truffa o malaffare, farà compagnia ai due personaggi principali entrando nelle loro vite come se fosse parte della famiglia. La follia umana è l'argomento del libro che Nathan aveva intenzione di scrivere in questo ultimo capitolo della sua vita, un argomento che lo toccherà molto da vicino, facendogli trovare la follia a portata di mano.
Assieme vivranno momenti di un'intensità incredibile, molte cose accadranno a questi personaggi messi in scena da Auster. Il ritrovamento di una madre e sorella, il coraggio di una figlia molto più adulta di quel che lascia apparire e la tenacia impavida che il protagonista nemmeno sapeva di avere. Auster ci mostra come l'attaccamento e l'amore per chi ci sta vicino possa portarci a compiere gesti inspiegabi per molti ma dovuti nell'istante in cui accadono.
La follia umana prende vita a Brooklyn, e non solo, portando alla luce come a volte sia necessaria per sopravvivere.
La lettura scorre veloce, non ci sono momenti "lenti", gli eventi descritti dall'autore si intersecano alla perfezione e riescono a reggere la trama sostenuta da quella che mi piace chiamare "coerenza evolutiva" del romanzo.

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