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Una commedia del terzo tipo. Non poteva certo essere qualcos’altro “Paul”, l’ultimo film del regista Greg Mottola ("Superbad", "Adventureland"), dal momento in cui a fare da protagonisti sulla scena c’erano due divertentissimi esponenti dall’umorismo inglese come Simon Pegg e Nick Frost.
Da sempre migliori amici, sullo schermo come nella realtà, questa volta si prendono anche il lusso di scherzare sul loro rapporto, proponendo una coppia di Inglesi, amici per la pelle, perennemente scambiata per coppia gay dalla maggior parte dei stranieri americani incontrati lungo il loro viaggio.
A cadere nella trappola sarà persino Paul, l’alieno dalla banalissima (ma giustificata) fisionomia e dai comportamenti assai comuni al genere umano.
Una delle vere particolarità di questa commedia infatti, è proprio la raffigurazione del suo alieno protagonista che, se non fosse per l’aspetto, potrebbe tranquillamente confondersi in mezzo a una folla di comunissime persone di questo pianeta, senza essere riconosciuto. Paul parla un linguaggio scurrile, fuma, si fa le canne ed ha addirittura avuto una specie di lavoro come consulente per quasi tutti i film di fantascienza sugli alieni usciti sul nostro globo terracqueo (per ulteriori informazioni chiedete a Steven Spielberg!). Tutte "qualità" che lo aiutano ad annegare tutti gli stereotipi del tipo e ad integrarsi rapidamente con i due nuovi amici.
Ma Mottola però, non si accontenta solamente di schernire lo stereotipo del difficile rapporto uomo-alieno ma comincia anche a dar vita ad una serie di ironizzazioni su molti dei cliché più comuni in America (e non solo) avvalendosi, per di più, di moltissime citazioni cinematografiche. Spazio allora ai fanatici religiosi ostinati fino all’ultimo a negare l’evidenza, ad agenti dei servizi segreti molto più imbranati e immaturi di quelli che spesso vengono mostrati nei film più seri e a battute politicamente scorrette su Dio e sulla religione.
Alla fine però, sebbene la simpatia sia sempre presente sulla scena, a mancare sembra proprio qualche colpo di coda, molte volte indispensabile per questo genere di pellicole. Il cameo finale di Sigourney Weaver è decisamente godibile per chi l'ha conosciuta nella saga di "Alien" e nel personaggio di Ripley ma non è ficcante abbastanza per colmare quel picco di cui il film aveva bisogno.
Un consiglio che posso dare è quello di vedere però il film in lingua originale perchè il doppiaggio italiano in questo caso penalizza parecchio il lavoro fatto da Seth Rogen per interpretare Paul. Magari Elio se la caverà dignitosamente ma come ha detto lui in un'intervista: "non è il mio campo".
Trailer:
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