Paura è il titolo perfetto per l’autobiografia di Dario Argento, “il maestro del brivido” come ci ricorda la fascetta del libro, perché non è solo l’emozione che da sempre il regista vuole far vivere ai suoi spettatori, è anche quella che più spesso lo ha accompagnato nella sua vita. Quando è cominciato tutto? Dario Argento ci dice che la prima volta che si spaventò aveva quattro anni, era a teatro con i genitori e la comparsa del fantasma del padre di Amleto lo sconvolse tanto da farlo urlare. Da quel momento, scrive, «niente fu più lo stesso». Il racconto inizia così, con i ricordi della sua vita di bambino e poi di ragazzo che scopre parallelamente alle sue ossessioni l’amore per il cinema e per la letteratura. Due opere in particolare gli aprirono le porte di un mondo nuovo popolato da mostri, fantasmi e assassini, in cui scoprì di trovarsi a suo agio: Il fantasma dell’opera nella versione di Artur Lubin e i racconti di Edgar Allan Poe.
Dario Argento iniziò a lavorare nell’industria cinematografica come sceneggiatore, poiché gli sembrava il modo migliore per far convergere le sue due passioni, il cinema e la scrittura. Furono anni molto produttivi e ricchi di soddisfazioni nei quali collaborò anche con Bernardo Bertolucci al soggetto di C’era una volta il west di Sergio Leone. Tutto cambiò quando un giorno scrisse una storia nata da una sua visione, o meglio da un suo incubo. Era evidente che quella volta si trattava di qualcosa di più personale e Argento capì subito di non essere disposto a cedere il soggetto a qualcun altro, così, con l’aiuto del padre, intraprese l’avventura produttiva che lo portò alla realizzazione di L’uccello dalle piume di cristallo. L’inizio della sua carriera di regista fu accompagnato da qualche timore, primo tra tutti quello che il film non fosse adatto ai tempi difficili che stava vivendo l’Italia: era l’inizio del 1970, c’era appena stata la strage di piazza Fontana e stavano iniziando gli anni di piombo. La gente viveva quotidianamente la violenza ed era lecito chiedersi, come fece Argento, perché avrebbe voluto vederla anche sul grande schermo… Invece L’uccello dalle piume di cristallo e i successivi ebbero un grande successo perché i fatti violenti dei suoi film erano diversi da quelli di cui si parlava sui giornali o alla televisione: «Io mostravo omicidi che erano pura estetica, mettendoli in scena come fossero delle feste di morte». Esagerata, estetizzata e quindi lontana dalla realtà la morte innescava negli spettatori un processo quasi catartico.
Parlando dei suoi film Dario Argento sottolinea spesso lo stretto legame tra questi e le sue paure e ossessioni: «Io sono il mezzo attraverso il quale gli incubi peggiori si possono incarnare, loro lo sanno e quindi ne approfittano. Come ho detto in alcune interviste, dico benvenuti ai sanguinosi fantasmi della mia coscienza». E i suoi film sono sicuramente sanguinosi, tanto che si può dire che per lui il colore della morte, della paura, dell’incubo è quasi sempre il rosso che caratterizza dal punto di vista visivo molti suoi film fino al ruolo centrale che ha in Suspiria. Tra i vari aneddoti sul suo lavoro Argento ne racconta uno che ci dice molto sul suo cinema. Una notte mentre stava girando Il gatto a nove code decide di fare uno scherzo a Karl Malden, il protagonista. La troupe si trovava al Cimitero Monumentale di Torino, il regista fa posizionare l’attore distante dalla macchina da presa in mezzo alle tombe e di colpo fa spegnere tutte le luci del set. Trovatosi all’improvviso completamente al buio in mezzo al cimitero Malden incominciò a urlare ed era così sconvolto che per quella notte non poterono più lavorare. Leggendo Paura si capisce che quando Dario Argento pensa ai suoi film vuole fare la stessa cosa ai suoi spettatori: isolati, nel buio del cinema, sono in balia della storia e delle immagini che lui ha creato appositamente per spaventarli. Solo che, a differenza di Malden, gli spettatori scelgono di mettersi in quella situazione. Verso la fine del libro Dario Argento scrive: «Finché là fuori ci sarà qualcuno da spaventare, potrò dirmi una persona felice».
Paura è un libro molto interessante sia per chi ama il cinema di Dario Argento sia per chi non lo conosce e vuole avvicinarsi a uno dei più importanti registi italiani. Argento riesce molto bene a raccontarci la sua vita e la genesi delle sue opere mantenendo l’equilibrio tra gli episodi di vita familiare e privata, le vicende legate alla produzione dei suoi film, il rapporto con l’industria cinematografica italiana, con la critica e con il pubblico. Soprattutto, leggendo il libro viene voglia di vedere o rivedere molti dei suoi film. Di seguito trovate una mia personale “top five”: essendo un’amante del primo Argento la maggior parte dei film sono degli anni Settanta.
Il libro:
Dario ArgentoPaura
Einaudi, 2014
Paura è l’autobiografia di Dario Argento. Nato in una famiglia dove il cinema “si respirava” da bambino vedeva passare nello studio fotografico della madre tutte le attrici che popolavano il grande schermo nel dopoguerra e grazie al lavoro del padre la sua casa era frequentata dai più importanti produttori e registi del periodo. Dall’infanzia, all’inizio della sua carriera fino al presente, nel suo racconto Argento mette tutto: le sue esperienze personali, la sua famiglia, i suoi maestri, i luoghi, gli incontri, le occasioni e le delusioni. E naturalmente ci sono tutte le sue ossessioni e le sue paure, quelle che ci mostra attraverso i suoi film da più di quarant’anni.
I film:
L’uccello dalle piume di cristallo (1970)regia: Dario Argento
soggetto: Dario Argento
sceneggiatura: Dario Argento
fotografia: Vittorio Storaro
montaggio: Franco Fraticelli
musica: Ennio Morricone
interpreti: Tony Musante, Suzy Kendall, Enrico Maria Salerno, Eva Renzi, Umberto Raho, Mario Adorf.
Uno scrittore americano assiste a un tentato omicidio e indaga con la polizia per trovare l’assassino, probabilmente lo stesso che ha già ucciso tre donne. Primo film della così detta “trilogia degli animali” a cui seguirono Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio.
Profondo Rosso (1975)
regia: Dario Argento
soggetto: Dario Argento, Bernardino Zapponi
sceneggiatura: Dario Argento, Bernardino Zapponi
fotografia: Luigi Kuveiller
montaggio: Franco Fraticelli
musica: Goblin, Giorgio Gaslini
interpreti: David Hemmings, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Clara Calamai
Marc, musicista inglese, assiste all’omicidio di una medium. Ossessionato da un quadro visto a casa della vittima inizia a indagare per conto proprio insieme a Gianna, giornalista di cronaca nera. Tornerà così a galla un altro delitto avvenuto anni prima in una misteriosa villa.
Suspiria
regia: Dario Argento
soggetto: Dario Argento, Daria Nicolodi
sceneggiatura: Dario Argento, Daria Nicolodi
fotografia: Luciano Tovoli
montaggio: Franco Fraticelli
musica: Goblin
interpreti: Jessica Harper, Stefania Casini, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Barbara Magnolfi, Alida Valli.
Una giovane ballerina americana viene accettata alla prestigiosa accademia di danza di Friburgo che si rivelerà la copertura per una scuola di ben altro tipo.
Phenomena
regia: Dario Argento
soggetto: Dario Argento, Franco Ferrini
sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini
fotografia: Roberto Albani
montaggio: Franco Fraticelli
musica: Goblin
interpreti: Jennifer Connelly, Daria Nicolodi, Donald Pleasence, Fiore Argento, Dalila Di Lazzaro, Patrick Bauchau, Michele Soavi.
Jennifer, studentessa americana, si trasferisce in un collegio in Svizzera. La cittadina è sconvolta da una serie di omicidi ma la protagonista, grazie alla sua capacità di comunicare con gli insetti, riuscirà a trovare l’assassino.
Non ho sonno
regia: Dario Argento
soggetto: Dario Argento Franco Ferrini
sceneggiatura: Dario Argento Franco Ferrini, Carlo Lucarelli
fotografia: Ronnie Taylor
montaggio: Anna Rosa Napoli
musica: Goblin
interpreti: Max Von Sydow, Stefano Dionisi, Chiara Caselli, Roberto Zibetti, Paolo Maria Scalondro, Gabriele Lavia, Rossella Falk.
Un vecchio ispettore di polizia indaga sull’omicidio di due prostitute che sembra essere legato a un caso di cui si era occupato anni prima e che era stato apparentemente risolto.