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Paura del nuovo

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Molte persone si proteggono dal “nuovo” costruendosi una barriera. Al suo riparo restano in contatto solo con ciò che non genera dubbi e contraddizioni. In questo modo però non si rendono conto che la loro vita non si arricchisce.

paura del nuovo

Quando nulla cambia

La realtà che osserviamo è infinitamente complessa e imprevedibile. Per vivere dobbiamo costruirci degli schemi mentali, delle spiegazioni semplificate del mondo, come fa lo scienziato per esempio. Dall’osservazione crea una teoria che lo aiuta ad orientarsi in mezzo ai fatti. Ma poi arriva un momento in cui i fatti non si adattano più a quello schema, anzi lo mettono in discussione. E allora deve lasciare quel porto sicuro e tornare in mezzo al mare dell’incertezza, del dubbio.

Pensiamo per esempio a quegli amici che si ritrovano ogni sera in casa dell’uno o dell’altro, oppure al bar o in piazzetta. Qui magari chiacchierano fino a tarda notte. Ma lo scopo della conversazione non è conoscere il mondo attraverso le esperienze degli altri. Vogliono solo rassicurarsi che nulla è cambiato, né loro, né il mondo, che tutto continua ad andare avanti come al solito.

Poi ci sono quelle persone che per non mettersi in discussione, evitano i rapporti con le altre generazioni. Questo succede non solo agli anziani, ma anche ai giovani

Anche noi raggiungiamo il medesimo risultato cercando nei libri, al cinema e alla televisione, solo quello che ci piace, che ci diverte.

Qualcuno potrebbe obiettare dicendo “Quindi dovrei guardare le cose che non mi piacciono?”. Forse si. Se uno si limita a osservare solo i programmi che non lo disturbano, a leggere i libri dello stesso genere, è come se restasse sempre solo con se stesso e con i suoi amici. Non comprende quanto siano diversi da lui gli altri e quanta ricchezza esista nel mondo, nel nuovo che incontra ogni giorno sulla sua strada.

Il nuovo ci turba

Ogni novità ci inquieta, ci scuote, turba la nostra apparente tranquillità, ma allo stesso tempo ci costringe a pensare, a comprendere e ci arricchisce. Certo, non dobbiamo rinunciare alle nostre certezze, ma dobbiamo renderci sempre consapevoli che la realtà che ci circonda è infinitamente più ricca, feconda e allo stesso tempo mutevole della modesta rappresentazione che ce ne facciamo ogni istante. Se tutto ci sembra uguale, immutato, è perché abbiamo perso i rapporti con la realtà e ci siamo chiusi nel nostro piccolo mondo che non si rinnova mai.

Vi sono delle persone che, durante la loro giovinezza, hanno un grande periodo creativo, realizzano tutte le loro cose più importanti. Poi, negli anni successivi, vivono del successo raggiunto e lo mantengono. Ma arriva un momento in cui non producono più nulla di nuovo e iniziano un veloce declino. Altre persone hanno invece la capacità di reinventarsi, evolvendosi, e fanno cose meravigliose per tutto il corso della loro vita, fino a tarda età. Da cosa dipende questa differenza? Certamente dalla capacità di rischio, dalla capacità di mettere in discussione se stessi, il proprio sapere, il proprio valore, le proprie opere e le proprie idee, integrando continuamente il nuovo dentro di sé.

Ricominciare quindi ogni momento. Questo fa parte della vita, è la natura stessa della vita. Altrimenti si muore o comunque ci si ammala, prima di tutto di noia e di apatia. La persona depressa per esempio resta bloccata e non va avanti.

Gli individui che, nel corso della loro vita, si sono rinnovati incontrando il nuovo, hanno subito periodicamente, delle vere e proprie mutazioni, dei cambiamenti molto profondi nel loro essere. Passaggi questi a volte molto dolorosi e drammatici, ma che valeva la pena affrontare.

Come riconoscere il nuovo?

Il nuovo è sempre l’inatteso, l’improbabile. Se, facendo un piccolo esperimento, andate in giro a domandare a un migliaio di persone cosa c’è di nuovo, essi vi parleranno di quanto hanno sotto gli occhi, di quanto hanno sentito alla radio o hanno letto sui giornali, di quanto discutono. In questo modo però non vi stanno indicando il nuovo, ma il vecchio, il passato fatto di pregiudizi e di chiacchere.

Per cogliere il nuovo, dobbiamo mettere in discussione gli schemi con cui comprendiamo la realtà e cataloghiamo il mondo. Il nuovo è infatti qualcosa che scontra contro questi schemi. Il nuovo non è semplicemente l’imprevisto, ha anche una natura bizzarra, folle, inquietante, fuori misura.

È proprio in questo modo che percepiamo il nuovo: come qualcosa che ci provoca disagio, irritazione, a volte un velo di angoscia, altre volte vergogna e imbarazzo. Tutti questi sono gli ostacoli che non ci permettono di conoscere. Ostacoli emotivi interiori. Questi stessi ostacoli sono però l’unica guida che ci permette di scoprire il nuovo. Imparando ad ascoltarci, ad osservare le nostre reazioni. Quando ci rendiamo conto che qualcosa ci turba, ci inquieta, che qualcosa ci appare bizzarro o fuori squadra, è allora che dobbiamo osservarlo con più attenzione. È questo il segnale che stavamo cercando.


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