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PAVIA. All’Osservatorio si analizza e si verifica come cambia la comunicazione. Intervista al Presidente Stefano Mosti

Creato il 20 ottobre 2014 da Agipapress

PAVIA. All’Osservatorio si analizza e si verifica come cambia la comunicazione. Intervista al Presidente Stefano Mosti

Presidente dell'Osservatorio il Dottor Stefano Mosti

 PAVIA. E' a marchio pavese, il principale Osservatorio sulla televisione che analizza, studia, ricerca e monitora diversi aspetti della comunicazione: economica, scientifica, pubblicitaria, di genere e soprattutto politica, tanto che dal 1995 svolge l'attività di monitoraggio del pluralismo politico sulle televisioni nazionali i cui risultati vengono analizzati dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai.
Fondato nel 1994 dalla C.A.R.E.S.(Coopertiva di analisi e rilevazione economiche e sociali), presso l'Osservatorio  che ha sede nella centralissima via Roma, poco distante dall'Università di Pavia, ogni giorno circa una trentina di professionisti del settore, ascoltano programmi televisivi, telegiornali italiani e internazionali per realizzare statistiche, analisi, relazioni su temi politici, economici e di attualità.
Insomma per conoscere come e perché cambia la televisione italiana occorre rivolgersi all'Osservatorio pavese. “La nostra realtà è nata nel 1994 per due motivi – racconta Stefano Mosti (nella foto) presidente dell'Osservatorio che ci accoglie nel suo ufficio, al primo piano della sede di via Roma. -  innanzitutto si è trattato di  una circostanza casuale, per un rapporto di amicizia che legava l'allora presidente della Rai Claudio Demattè con un professore di Pavia Franco Rositi, preside  della facoltà di Economia, inventore dello Iuss, sociologo, esperto di media ed amico personale di Demattè. In secondo luogo era nata l'idea di trovare un sistema di misurazione della presenza della politica in televisione in un momento storico particolare, quando l'allora presidente della Fininvest, principale attore del sistema televisivo privato, decise di scendere in campo in politica. All'inizio si pensava fosse un'attività temporanea – prosegue Mosti - la maggior parte di noi  erano neo laureati  con tesi sulla comunicazione televisiva, io avevo lavorato a Milano in uno studio che si occupava di comunicazione e, venuto a conoscenza di questa iniziativa, mi sono reso disponibile ad iniziare questa avventura. In realtà l'aspetto temporaneo in breve si è trasformato in un impiego a tempo pieno e dal 1995 con la presidenza in Rai di Letizia Moratti siamo diventati un osservatorio permanente, con un monitoraggio costante e ininterrotto per 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, non più per una singola campagna, ma con un'attività molto diversificata”. Passando attraverso una sala open space in cui gli addetti muniti di pc ascoltano e annotano dati, raggiungiamo un corridoio con pareti interamente ricoperte da DVD e cassette audiovisive “sono il risultato di anni di attività – ci spiega una delle ragazze impegnate in una campagna di monitoraggio – oggi siamo passati al digitale ma questo archivio rappresenta il patrimonio di anni di lavoro”. E proprio grazie all'esperienza maturata in ambito nazionale, l'osservatorio di Pavia è accreditato oggi come centro di primo piano in tema di libertà di espressione, mass media e democrazia anche a livello internazionale attraverso la collaborazione con il ministero degli affari esteri, l'OSCE (ODIHR), l'Unione Europea, il Council of Europe (Coe) e l'Onu, oltre che con organizzazioni non governative italiane e straniere. “Nel monitorare il pluralismo politico siamo operativi come vent'anni fa, - prosegue la disamina il presidente dell'Osservatorio – ma sono cambiate le metodologie; è nata AGCOM, l'autorità sulle garanzie che vigila e controlla, c'è la legge sulla par conditio che ha portato ad una serie di modifiche sui contenuti e sui livelli, sia nazionale che internazionale; infatti oltre al monitoraggio delle tre reti nazionali Rai, Mediaset e La7 e quelle locali con l'ausilio del Corecom, a partire dal 1996 abbiamo iniziato ad operare anche all'estero con la prima missione in Albania”.

PAVIA. All’Osservatorio si analizza e si verifica come cambia la comunicazione. Intervista al Presidente Stefano Mosti

sede dell'Osservatorio pavese

Impegnati singolarmente  oppure come gruppo, i professionisti dell'Osservatorio pavese, oggi sono  attivi in campagne di monitoraggio in Tunisia, Ghana e a breve partiranno per il Madagascar dove saranno chiamati a seguire il pluralismo politico durante le elezioni. “Le analisi che facciamo in Paesi stranieri sono più complesse – spiega Mosti – perché dipendono molto dalla situazione politica ed economica del Paese in questione. Ad esempio in Albania stiamo lavorando per certificare un processo di democratizzazione che si sta compiendo nel Paese e dobbiamo verificarlo anche sui media. La richiesta in questi casi avviene direttamente dai Paesi che si rivolgono ad istituti internazionali come Unione Europea, il Consiglio d'Europa o l'Oche che ci ingaggiano per verificare sul campo il processo di democratizzazione. E' il caso della Tunisia dove stiamo lavorando in vista delle elezioni presidenziali che ci saranno a dicembre. Al nostro fianco  ci sarà uno staff locale che ci supporta per la lingua araba. La conoscenza delle lingue in questo lavoro è essenziale, l'inglese prima di tutto, ma anche le lingue locali, ecco perché spesso ci appoggiamo a professionisti locali, in particolare nei Paesi africani dove oltre alla televisione dobbiamo monitorare anche la radio”. In ambito internazionale l'operatività varia a seconda della nazione di destinazione, se la televisione è regina nella comunicazione nei Paesi europei e nord americani, in Africa un ruolo fondamentale è ancora sostenuto dalla radio mentre nei Paesi dell'Est, il ruolo della stampa è prioritario: “Anche la durata delle missioni è differente, quando il tema è il pluralismo politico in vista delle elezioni la durata delle missioni è di 30 giorni, altre volte i tempi si allungano come in Ghana dove saremo impegnati per 15 mesi”. Grazie al duplice impegno nazionale e internazionale C.A.R.E.S fa una fotografia precisa della televisione italiana anche in relazione ad altre tematiche: “Operiamo quotidianamente con un sistema di registrazione digitalizzato, registriamo 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno. Le trasmissioni oggetto di studio  vengono  poi analizzate, non in diretta, ma su file di un'ora gestiti dai professionisti suddivisi in gruppi, ci sono in particolare gli analisti che seguono il monitoraggio politico e sociale – analizza Mosti - la Rai  è la committente che da queste analisi valuta se non ci siano squilibri ed eventualmente come porvi rimedio prima di incorrere in multe. I singoli staff con un responsabile al termine dell'attività completano delle schede con misurazioni qualitative e quantitative. Oltre alla politica seguiamo altri filoni ad esempio le crisi dimenticate in collaborazione con Medici senza Frontiere”. La televisione  italiana rispetto alle  reti internazionali dedica più spazio alle soft news, tratta i casi di cronaca nera come fossero fiction dedicando intere trasmissioni e dibattiti su colpevoli e presunti tali ma è la politica interna a farne da padrona con una presenza costante nei telegiornali, dando spazio a figure anche secondarie, mentre all'estero solo i leader hanno visibilità. Questo è il quadro della televisione italiana che emerge dalle analisi fatte all'osservatorio della comunicazione di Pavia confrontando le news in particolare nel prime time con i dati del servizio pubblico inglese, tedesco, francese e spagnolo. “I numeri ci dicono che in Italia si dà poco spazio alla politica estera, tanto al gossip, molto dipende dalle testate e dai direttori, ad esempio la crisi economica è entrata in agenda nel secondo semestre del 2011 mentre in altri Paesi era presente già dal 2008”. In merito alla politica, il lavoro dell'Osservatorio pavese è di analizzare il tempo di parola gestito direttamente dal soggetto e di notizia o di antenna dedicato al soggetto anche in sua assenza. “Il tempo da dedicare ai protagonisti della politica sono monitorati e rispetto l'estero la politica è trattata diversamente; al riguardo abbiamo fatto una ricerca approfondita, mettendo a confronto il modo acronico e sincronico andando indietro nel tempo analizzando il ruolo di mediazione dei giornalisti  – prosegue il presidente dell'Osservatorio di Pavia –  e ne è emerso che in Italia la politica non è di tipo congiunturale ma strutturale, la politica c'è sempre, indipendentemente dalla natura della notizia e dei contenuti. E’ cambiato invece il ruolo di intermediazione giornalistica  che è andato scomparendo, lasciando direttamente ai soggetti il ruolo primario. Ne consegue che i leader politici hanno anche capacità mediatiche, il caso Renzi è evidente ed è stato eloquente durante la trasmissione Virus dove in teoria gli interlocutori erano lì per contrastarlo ma lui ha catturato la scena ed è riuscito a cavalcare l'onda anche quando poteva essergli avversa”.
PAVIA. All’Osservatorio si analizza e si verifica come cambia la comunicazione. Intervista al Presidente Stefano Mosti
Una grande capacità comunicativa di Renzi che, ad oggi non ha rivali, secondo i dati dell'Osservatorio di Pavia.“Dalle analisi fatte, da un punto di vista comunicativo non ci sono nel panorama, politici in grado oggi di contrastarlo – conclude il presidente di C.A.R.E.S -  Un caso a parte è Pavia; noi abbiamo fatto il monitoraggio pre-elettorale ed è risultato che Cattaneo buca il video e ha una capacità comunicativa notevole; eppure i cittadini non l'hanno scelto. Io credo sia stato un fatto di contaminazione; il boom di Renzi alle europee ha avuto un effetto trainante anche a livello locale”. Il quadro che emerge dall'Osservatorio pavese è di una televisione in continua evoluzione, gli ultimi vent'anni hanno visto un'esplosione anche di temi a carattere scientifico dove l'attenzione è massima: “Oggi si parla di Ebola, in passato abbiamo trattato il caso Di Bella, poi l’aviaria fino a stamina; in ogni caso – precisa Mosti –  si tratta di argomenti ad alta componente ansiogena dove gli allarmismi sono all'ordine del giorno e la gestione della comunicazione diventa essenziale, così come lo è l'Isis. In questo caso non abbiamo fatto un focus ma è un tema che rientra nelle macro categorie trattate in politica estera”. L'ultimo tema di peso affrontato riguarda l'immigrazione in Italia e l'aiuto dell'Unione Europea: ben 44 notizie riguardano gli sbarchi e gli interventi denominati Mare Nostrum; in questo periodo sembra ci sia un maggiore ascolto, anche se rimangono differenti, le posizioni sul ruolo che l'Italia deve giocare per contrastare il flusso proveniente dal Nord Africa. “In Italia oggi stiamo cercando di fotografare anche Expo – conclude Mosti -  abbiamo fatto un'analisi di otto mesi durante i quali si è parlato di arresti, di cantieri aperti ma poco dei contenuti dell'appuntamento. Tra qualche tempo qualcuno inizierà a fare delle domande e noi saremo pronti”.
a cura di Federica Bosco

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