Da tempo ci si chiedeva cosa ne avrebbe fatto Amazon di tutti i dati raccolti tramite Kindle sulle abitudini di lettura degli utenti. La risposta si è fatta attendere, ma alla fine eccola qui a prospettarsi già come l’ennesimo terremoto nel mondo editoriale.
Probabilmente spinta dalle percentuali di abbandono degli ebook, la società ha deciso di pagare gli autori del circuito KDP Select, che quindi rientrano nei programmi di lettura in abbonamento e prestito, a seconda del numero effettivo di pagine lette e non più dei download.
All’inizio Amazon redistribuiva tra gli autori in egual modo le quote provenienti dal fondo raccolto con gli introiti di Select, ma dal 1° luglio le percentuali verranno riviste sulla base totale delle pagine sfogliate.
Ecco ad esempio cosa accadrebbe se il fondo fosse pari a €10 milioni e le pagine totali lette fossero 100.000.000 in un mese:
L’autore di un libro di 100 pagine, preso in prestito e letto interamente per 100 volte, guadagnerà €1,000 (€10 milioni moltiplicati per 10,000 pagine per questo autore, diviso per il totale di 100.000.000 di pagine).
L’autore di un libro di 200 pagine, preso in prestito e letto interamente per 100 volte, guadagnerà €2,000 (€10 milioni moltiplicati per 20,000 pagine per questo autore, diviso per il totale di 100.000.000 di pagine).
E così dopo essere stati anni a sostenere e predicare che la scrittura digitale deve essere breve, perché la soglia di attenzione dei lettori è troppo bassa e poi bisogna competere con altri prodotti di intrattenimento ad alta tecnologia, e ancora, che nel digitale la lunghezza non avrebbe più rappresentato l’unità di misura della qualità dei libri, ecco che Amazon stravolge ancora una volta le regole.
Il suo programma per la vendita di ebook in streaming, va detto, non è mai stato il più conveniente per gli autori; le royalty sono sempre state piuttosto basse rispetto a quelle offerte della concorrenza, ma ha incentivato molti aspiranti a farsi conoscere pubblicando racconti brevi e romanzi seriali, poiché i pagamenti scattavano non appena superata la soglia del 10% delle pagine lette.
Adesso, invece, il Kindle Select sembra voler essere più un’esca per mettere sotto contratto di esclusiva autori già affermati, con lunghe liste di best-seller in catalogo, per i quali il pay-per-page risulterebbe decisamente più conveniente.
Secondo quanto dichiarato dallo scrittore Peter Wayner sul The Atlantic, questo nuovo modello di pagamento potrebbe premiare di più i romanzi ricchi di colpi di scena e mistero, “tutto ciò che mantiene le persone agganciate alla trama, anche se questo significa mettere meno accento su sfumature e complessità”.
Inutile pensare di poter aggirare il sistema, come si faceva con i temi di scuola, scrivendo a caratteri più grandi, perché Amazon ha sviluppato un nuovo algoritmo per il conteggio delle pagine, il Kindle Edition Normalized Page Count (KENPC), in grado di stabilire il punto di inizio esatto di lettura.
Calcoliamo il KENPC in base alle impostazioni standard (ad esempio, carattere, altezza riga, interlinea ecc…).
Questo approccio standardizzato ci permette di rilevare le pagine in maniera univoca indipendentemente dal genere e dal dispositivo. Gli elementi non testuali del libro tra cui immagini, diagrammi e grafici rientrano nel conteggio del KENPC di un libro.
Il che significa che ad avvantaggiarsi del programma potrebbero essere i veri e propri libri digitali, ossia, quelli contenenti materiale multimediale o elementi di interattività. Ovviamente, questi non possono essere buttati lì alla rifusa per fare “spessore”, ma avere un ruolo ben preciso nell’economia del libro. Allo stesso modo bisogna fare molta attenzione a quella sottile linea che separa i libri semplicemente coinvolgenti da quelli pieni di inutile suspance.
I libri coinvolgenti probabilmente vendono bene in ogni mercato. Prima lo si comprende e prima si potrà correre ai ripari, mettendo in campo le tecniche necessarie per evitare l’abbandono da parte dei lettori. Perché è ormai chiaro che KDP si sta trasformando, da spazio democratico per indipendenti, in un gigante editoriale che vuole sfidare e possibilmente divorare le grandi case editrici.