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Pay what you want

Creato il 16 dicembre 2010 da Mcnab75

Pay what you want

Il discorso l'abbiamo già affrontato il passato e, in fondo, questo articolo non aggiunge granché di nuovo. Tuttavia ve lo segnalo ugualmente, perché è interessante da leggere. Si parla di “pay what you want”, ossia la nuova moda del libero contributo per usufruire di un servizio. Cliccate la foto per ingradirla e per leggere il pezzo in questione, tratto da Metro News.

Nell'articolo si citano esempi in molteplici campi: dal ristorante ai concerti, dalla musica al centro benessere. In sostanza il cliente/consumatore è libero di godere di un servizio, o di scaricare un contenuto (mp3, ebook, film etc) e di scegliere autonomamente quanto pagare, in base al livello di soddisfazione e al buon senso.

 

Esempio: fate il download di un ebook, lo leggete e decidete voi quanto offrire all'autore (o alla casa editrice). Anche niente, se vi sembra giusto così. Nessuno vi farà causa.

 

Secondo l'articolo, che si riferisce soprattutto al mercato estero, il fattore “furbetti” è da preventivare ampiamente. Vale a dire che almeno un 50% di chi si avvale del pay what you want alla fin fine decide di non sganciare nemmeno un centesimo, adducendo chissà quale stramba scusa. Però tali iniziative hanno un grosso ritorno d'immagine. Ma questo beneficio vale solo per realtà commerciali già consolidate, o per articoli di grosso calibro. Non a caso la giornalista cita i Radiohead.

Il fenomeno rimane comunque interessante, onesto e avveniristico. Nessuno mi toglierà però l'idea che, in Italia, quel 50% di furbetti diventerebbe un 90% netto. Ma forse sottovaluto i miei connazionali. Del resto l'ho sempre fatto.


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