Pd, bufera sul tesseramento - Cuperlo chiede che vengano sospese le iscrizioni dopo i casi sospetti nei congressi di circolo, Renzi vuole lasciare le cose come stanno (di Simone Collini - l'Uniità)
L'odore di bruciato è innegabile. Per capire chi stia alimentando l'incendio, dobbiamo invece far ricorso alla nota categoria dei "cui prodest". Noi siamo (ex) ragazzi di campagna, e ragioniamo in modo sempliciotto: se i primi congressi locali hanno dato Cuperlo in vantaggio - e di brutto - cui prodest portare truppe fresche - magari mercenarie - nel quadro politico? Se il contendente A vuole congelare il tesseramento a prima dell'ondata di iscritti albanesi, e il contendente B si rifugia dietro l'abituale "non si cambiano le regole in corsa", chi dei due ha interesse a far proseguire il tesseramento di cittadini di Valona e Argirocastro, temporaneamente residenti in Italia? Infine: se a dire che "non si cambiani le regole in corsa" è il candidato B - colui che prima delle precedenti primarie ha fatto fuoco e fiamme per cambiare le regole in corsa - di chi dobbiamo sospettare? E se un candidato propone - cambiando le regole in corsa (in questo caso si può) e saltare la fase precongressuale e congressuale per passare direttamente alle primarie "di popolo", aperte a italoforzuti, grillini, albanesi, cinesi e inquinatori di varia e incerta provenienza politica, di chi dobbiamo sospettare?
Fatte le nostre maligne considerazioni sulla bellezza dei tesseramenti con lo "sconto per gruppi e comitive", passiamo alla lettura dell'artifcolo di Simone Collini - Tafanus
Il Bravo Presentatore
Nel Pd è bufera sul tesseramento. Dopo i casi di iscrizioni sospette nei congressi di sezione, Cuperlo chiede che il tesseramento sia bloccato. Renzi avverte: non si cambiano le regole in corsa, altrimenti si fanno solo le primarie.
Le polemiche non rimangono confinate tra i circoli di Cosenza, Frosinone, Rovigo, Roma, Asti, Lecce, Torino, Catania e delle altre città dove sono stati denunciati tesseramenti sospetti, dove in alcuni circoli il confronto è degenerato in rissa, dove diversi congressi di federazione sono stati sospesi e più d’un candidato alla segreteria provinciale si è ritirato dalla corsa denunciando mancanza di trasparenza.
La questione adesso irrompe nel confronto nazionale, con Gianni Cuperlo che chiede alla Commissione congressuale di chiudere il tesseramento perché visto quanto avvenuto in questa fase locale è impensabile lasciare aperte le iscrizioni fino al momento in cui nei circoli si vota per il segretario nazionale (le cosiddette convenzioni, che si svolgono tra il 7 e il 17) e con Matteo Renzi che quando viene a sapere dell’uscita dell’avversario spiega ai suoi che lui è contrario, perché «non si cambiano le regole in corsa »: «Se Cuperlo ha certezze di irregolarità le denunci - è il ragionamento del sindaco di Firenze - e se fossero particolarmente gravi si dovrebbero sospendere le convenzioni e andare direttamente alle primarie dell’8 dicembre».
L’uscita di Cuperlo non piace a Renzi, che con i suoi si sfoga ricordando che «noi dal primo giorno abbiamo detto che dovevamo discutere dei problemi del Paese, che queste sceneggiate fanno male all’immagine del Pd e soprattutto ai suoi iscritti». Ma se pure Pippo Civati chiede di «superare il sistema delle tessere», se Gianni Pittella chiede di smetterla con il «confronto tutto muscolare e fatto di pacchetti di tessere», che si chiuda ora il tesseramento viene dato per difficile al Nazareno. Il responsabile Organizzazione Davide Zoggia spiega che la commissione congressuale può cambiare le regole in corsa soltanto se c’è l’accordo tra tutti i candidati. Il che sembra da escludersi, visti i commenti fatti a caldo con i parlamentari a lui più vicini da Renzi. Al quartier generale del Pd spiegano anche che alcuni casi isolati non possono mettere in discussione il complessivoprocesso democratico e che modificare ora regole decise all’unanimità un mese fa potrebbe dare all’opinione pubblica un’immagine peggiore di quella provocata dai tesseramenti sospetti.
Non a caso, quando nel pomeriggio Cuperlo inizia a ragionare insieme ad alcuni compagni di partito della questione, il presidente della commissione di Garanzia Luigi Berlinguer fa diffondere una nota in cui si assicura una «risposta rigorosa e severa», senza però lasciar prevedere una chiusura anticipata delle iscrizioni: «Posso assicurare che nei casi di documentata e realmente accertata esistenza di alterazioni delle regole e di adesione fittizia al Partito, la risposta sarà rigorosa e severa come peraltro avvenuto nei pochissimi casi verificatisi nel passato», dice il presidente dei garanti facendo riferimento alle primarie annullate per irregolarità negli anni scorsi a Palermo e a Napoli. Una risposta indiretta a Cuperlo, che però pensa sia necessaria una decisione ulteriore per evitare che sia «messa in discussione la credibilità del Pd».
La decisione di mantenere aperta la possibilità di iscriversi fino al giorno in cui si vota per il segretario nazionale è stata presa dopo che l’Assemblea nazionale de Pd che doveva modificare lo statuto e dare il via libera alle regole congressuali si era chiusa con un nulla di fatto. Alla Direzione che venne convocata qualche giorno dopo si decise difare un passo oltre rispetto alle primarie del 2009 tra Bersani, Franceschini e Marino (ci si poteva iscrivere e votare per il segretario nazionale fino al giorno della Direzione che dava ufficialmente il via al congresso) e di mantenere aperti i tesseramenti fino al giorno delle votazioni per il segretario nazionale.
Una decisione da rivedere alla luce dei recenti fatti, per Cuperlo. Che ieri sera intervistato da Lilli Gruber ha criticato l’intervento alla Leopolda del finanziere Davide Serra, e la mancata reazione che c’è stata tra chi era seduto nelle prime file (un riferimento a Fassino, Franceschini e non solo): «Alla Leopolda, dopo l’intervento sul palco di un impreditore della City di Londra che ha accusato della crisi i sindacati, i partiti, i pensionati che ruberebbero futuro ai giovani, avrei voluto che gli esponenti del mio partito lì presenti e che occupano posti di responsabilità avessero reagito, avrei voluto anche un segretario meno garbato che avesse detto a quell’imprenditore di Londra “vergognati”, perché in gioco sono gli ideali del nostro Pd».
(Simone Collini - l'Unità)