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PD, la catapecchia del bene comune

Creato il 08 maggio 2013 da Kisciotte @Kisciotte_Dixit
A qualunque livello dell'esistenza, qualsiasi crisi reca sempre al proprio interno delle opportunità di consapevolezza. Poterle, saperle, volerle cogliere non sono invece certezze garantite. Ed è qua che, politicamente parlando, cominciano e persistono i guai del Partito Democratico. Cominciano nei giorni critici delle votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. O, per meglio dire, dopo anni di comode scappatoie dall'evidenza dei fatti, finalmente si palesano a prova di negazione. Ma è nella mancanza di presa d'atto della gravità della crisi, che il guaio del PD si perpetua, si consolida, si fa cronico e patologico, tignosamente avvinghiato, con rinvigorita resistenza, alle proprie miserie.
Una crisi (individuale, sociale, politica, economica) diventa grave solo quando non se ne esce. Un guaio diventa serio quando, invece di porvi rimedio costruendo solide, nuove alternative, ci si preoccupa unicamente di correre ai ripari, erigendo delle tettoie con i resti di qualche parete crollata, cercando di puntellare la baracca, coprire le crepe con un collame di pessima qualità, fatto di argomentazioni sguaiate e memorie corte d'autoassoluzione.
Capita così che durante la puntata di In Onda di sabato scorso, la deputata PD Simona Bonafè, invitata a dare il proprio parere sui malumori delle correnti interne al suo partito, come prima cosa reputi importante negare l'evidenza: all'interno del PD non ci sono spaccature e nemmeno correnti; ci sono, tutt'al più, differenti sensibilità. Il tutto detto con un generoso sorriso d'assoluzione verso chi (folle stolto!) ha osato insinuare che dentro il PD ci siano correnti contrastanti.
Eccolo il vero guaio, il vero male del Partito Democratico. Il guaio non è che dentro il PD manchi soltanto una stanza con la targa "Scannatoio" affissa alla porta, il vero guaio è che stiamo ancora alle differenti sensibilità. Gli ultrà (101 dei quali con volto coperto) si accoltellano fuori dallo stadio? Non c'è nessun diverbio, stanno soltanto esternando differenti sensibilità.
È per questo che il PD come edificio serio sarà sempre in permanente crisi permanentemente negata. È per questo che il PD come baraccopoli di gente pronta a mettersi paraocchi e pezze al cervello pur di non rischiare le pezze al culo, godrà sempre di ottima, mefitica salute. Finché ci saranno nasini in grado di distinguere e apprezzare le varie, fumanti sensibilità di esalazioni, il Partito Democratico non lo ammazzerà mai nessuno, anzi ci seppellirà tutti.
I vertici del PD possono contare sul loro migliore alleato che, si stenta a crederlo, non è il PDL. Il migliore alleato del PD è chi ha interesse ad avere la memoria corta, chi ha interessi personali da far tutelare a un partito che ha consegnato l'idea di Sinistra a eleganti, moralistici, sensibili, faccendieri istituzionali, molti dei quali hanno ereditato dalla Democrazia Cristiana il testimone del sapersi sempre tenere a galla, anche a costo di galleggiare sulla merda. In fondo, se il PD continua a essere puntualmente criticato e poi puntualmente rivotato, di alcune privilegiate categorie sociali curerà pure gli interessi. L'ha capito anche Andreotti: ha deciso di poter morire perché ha visto che il suo lascito politico è in buone mani. Moriremo tutti democratici.
Infatti, se i vertici non si turano il naso, la base respira a pieni polmoni. Sempre La7, l'altro ieri a Piazza Pulita: qualcuno fa osservare a un giovane militante PD che invece di indignarsi allestendo #occupypd, all'indomani dell'elezione presidenziale, occorreva darsi una svegliata prima. "Dov'eravate prima delle elezioni?" è la domanda. Risposta: eravamo sul territorio a cercare di portare più voti possibili al partito, per vincere.
Già, infatti si è visto come sia vincente la strategia del Vale todo purché si vinca: valgono Primarie fuffa, Parlamentarie ridicole, listini bloccati. Varrà anche puntare su Renzi perché intercettare i voti della Destra fa meno schifo (ops, urta meno le sensibilità dei nasini democratici) che non allearsi al governo con la Destra.
Nella base del PD ci si tappa il naso prima, per evitare di fiutare il puzzo di carogna; dopo, invece, quando la carogna è servita in tavola, ognuno avvicina il naso per fiutare bene da vicino, per inspirare la propria dose di partito democratico. Ognuno secondo la propria, preziosa sensibilità.
E si scopre, che in fondo, a ben annusare, non è che il PD faccia poi così schifo. Si potrebbe, si saprebbe, ma di fatto non vale la pena mettere in atto la consapevolezza del cambiamento, abbandonando l'edificio pericolante.
Meglio continuare a stare tutti dentro una catapecchia comune, poiché certa gente sarà sempre più sensibile ai motivi del bene proprio per stare insieme, che non alle ragioni valide per mandarsi reciprocamente affanculo: "Noi affanculo di qua se voi affanculo di là, purché ognuno distintamente, responsabilmente affanculo in conto proprio".
Ah già, "affanculo" non si può dire, offenderebbe la sensibilità di convenienza dei Democratici, quella sensibilità che loro preferiscono la si chiami "per il bene del Paese".
K.

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