Se si spegne alla svelta l’inceneritore, il teleriscaldamento si riduce di molto. L’investimento va in fumo e in dispersione, se non diventa sostenibile.
Ma l’inceneritore non si può spegnere se non in tre anni, sia secondo il pd che secondo la giunta Perri, che arriva solo a fine mandato a rifletterci seriamente. Inascoltato a lungo l’assessore Bordi, che viene dal comitato contro l’inceneritore. Ma quel che conta è il rosultato. L’assessore Bordi presenterà linee guida in linea col Pd: tre anni per spegnere il mostro.
Due disastri congiunti, l’uno ambientale l’altro sociale, visto che il teleriscaldamento ha creato solo bollette contestate, ricorsi, distacchi incredibili, contrari al contratto Comune-Aem.
La speranza del gruppo Amali era sostituire l’inceneritore rapidamente con la differenziata e il riciclo, creando lavoro e aggiornando il progetto dopo alcuni anni. Le associazioni ambientaliste non amano per niente l’idea di un inceneritore che sbuffa nanoparticelle cancerogene per tre anni, mentre l’Aem potrebbe incassare parecchi soldi, se riceverà rifiuti da bruciare anche da altre province. L’affare dell’inceneritore può farsi più appetitoso nel fine vita degli impianti in riduzione, mentre la differenziata non arriva (perché mai?) a percentuali decenti proprio a Cremona.
Pessima situazione.
Intanto saranno altri tre anni di teleriscaldamento e bollette pazzesche per le case popolari.
Ma che senso ha?
È il centrodestra che amministra, Albertoni è in sella all’Aem venendo dal Pd, in una cogestione che dura ancora e frena in modo penoso il rinnovamento del Pd.
Ha libertà di scelta l’elettore? No.
Il cappio si chiama Lgh.
Curiosamente anche il Comune ha iniziato la corsa verso Lgh, destinazione della riorganizzazione delle partecipate. Lgh fa più politica dei Comuni.
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