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Pdl, dopo la cilecca alle urne ecco il viagra: Forza Italia

Creato il 13 giugno 2013 da Albertocapece

BerluschettinoNon si sa se ridere o piangere, ma certo che il ritorno al passato come rifugio e rito apotropaico suona davvero patetico. Anche e soprattutto se è accompagnato da una glassa di “attualità” come meno soldi per il partito e una donna come segretario che suonano proprio come un mezzuccio. Dopo la sconfitta elettorale Berlusconi doveva inventarsi qualcosa, la sua corte dei miracoli chiedeva una mossa,  ma il cavaliere non è riuscito a far altro che rispolverare il passato e annunciare il ritorno a Forza Italia.

Se qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che un ciclo politico è finito, basta vedere l’esito dei vertici ristretti e allargati, diurni e notturni a Palazzo Grazioli: la marcia indietro sulla macchina del tempo del dottor Who nella speranza che il nome legato ai vecchi fasti possa di per sé ridare senso a un progetto di potere ormai mummificato. E del resto mentre si parla di una donna segretario (la Santanché che si è già proposta o Marina Berlusconi ?), mentre la sede del partito viene trasferita in un palazzo meno caro in piazza San Lorenzo, in realtà non si fa altro che guardare all’indietro approfondendo i peccati originali  fino al grottesco. Così ben lontani dal cercare una qualche via d’uscita dal conflitto d’interessi e al partito azienda, ci si cala fino al collo nel marcio: con la scusa del risparmio Berlusconi vuole eliminare i coordinatori regionali e sostituirli  con imprenditori dei vari territori.

Non ci vuole molto per capire quale possa essere il risultato dell’operazione: una moltiplicazione dell’incestuoso rapporto affari -politica ad ogni livello. Magari con la speranza aggiuntiva di poter ricattare il lavoratori – come è già accaduto con il tesseramento del Pdl – persino nelle urne. Insomma una moltiplicazione del marcio come ricetta per un riscatto elettorale.

Per la verità il massimo splendore alle elezioni Berlusconi lo ha raggiunto col Pdl e non con Forza Italia, quindi l’attaccamento al nome, il suo uso “magico”, è solo una confessione di impotenza a immaginare qualcosa di nuovo, ad uscire dalla paccottiglia venduta per vent’anni sulla bancarelle perenne delle sue televisioni.. E’ così  che il cavaliere vuole “infiammare nuovamente gli animi degli elettori”: un modo non dissimile da quello delle celebri cene eleganti, una pillola e marchingegni vari per tornare agli antichi fasti. Ma se qualcosa ha infiammato non erano certo gli animi.


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