Premetto una verità che nessuno può assolutamente negare e non perché io non sia ottimista, ma semplicemente perché una cosa è essere ottimisti, altra essere illusi o fantasiosi. Il PDL+Lega+FDI e altri non hanno alcuna possibilità di vincere e governare nella prossima legislatura. Certo, tutto può accadere, ma obiettivamente quattro anni di governo di centrodestra e un anno di fiducia al governo Monti non possono considerarsi un pedigree ottimale. Il popolo moderato è profondamente deluso da un PDL che in quattro anni ha prodotto poco e male, seppure il popolo moderato intelligente dovrebbe capire che in Italia persino Churchill o Roosvelt, o anche la Thatcher sarebbero passati per dei mediocri governanti. Non ci possiamo fare niente: è la cultura che ci manca ed è un meccanismo costituzionale che assicuri Governi forti e autorevoli.
Ma a parte questo, ci sono di mezzo anche i poteri forti, la Trojka, i salotti radical chic, una informazione che mai come in questo periodo dimostra tutta la sua faziosità a sinistra Diversamente non si spiega l’esercito di grandi firme che si candidano al Parlamento nelle file del PD. Roba che in altri paesi sarebbe considerata più che anomala, inconcepibile. Il giornalista dovrebbe fare il giornalista e non il politico. Soprattutto quando si contrabbanda per autorevole e obiettivo.
Questi elementi, uniti a quelli più su delineati sul centrodestra, suggeriscono una sentenza inevitabile: il prossimo governo se non sarà di sinistra, sarà di sinistra centro (PD+Monti) e poco ci possiamo fare. Ciononostante, l’alleanza ritrovata tra il Cavaliere e Maroni potrà dare non poco filo da torcere alla prossima maggioranza che sosterrà il governo cattocomunista, e sempre che anche il centrodestra non si appiattisca su forme di sostegno occulto e inciucista. Ne dubito. La Lega è un ottimo deterrente per quelle frange piddielline che tutt’oggi sembrano essere irrimediabilmente attratte dal montismo e dal vizietto di salire sul carro dei vincitori.
A sinistra, intanto, inizia a farsi strada l’idea che forse la vittoria non sarà poi così netta e piena. Prima di tutto, non lo sarà certamente al Senato. Dubito che Bersani riuscirà a ottenere la maggioranza dei seggi in quest’ala del parlamento. Il meccanismo elettorale per il Senato prevede l’assegnazione dei seggi su base regionale e non su base nazionale, e se il centrodestra prevarrà nelle regioni più grandi (Lombardia e Sicilia fra tutte), Bersani potrà dire addio al governo “puro” di sinistra. Ed ecco che qui entra (o potrebbe entrare) in gioco la stampella montiana (governo di sinistra-centro). Non a caso, proprio ieri, Bersani ha offerto a Monti una piattaforma di dialogo. Perché? Semplice, l’economista filosofo inizia a dubitare che la sua sarà una vittoria trionfale. Magari più una vittoria di Pirro. Il dialogo con Monti diventerà perciò obbligatorio, seppure complicato, vista la presenza di Vendola.
Insomma, la prossima legislatura rischia di replicare quanto già era accaduto nel 2006, con la vittoria risicata di Prodi e il suo disastroso governo cattocomunista (all’epoca sostenevano il governo prodiano anche i comunisti di Bertinotti e Diliberto). È durato due anni. Due anni che però sono stati sufficienti per porre le basi per il disastro economico, finanziario e produttivo che stiamo vivendo oggi. Sarebbe opportuno evitare il ripetersi di questa eventualità in toto, scongiurando la vittoria di Bersani, ma la strada elettorale purtroppo è già stata tracciata con Monti.
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Ora attendiamo il candidato premier per il centrodestra. Le voci che circolano sono le solite: Angelino Alfano (probabile), Giulio Tremonti (poco probabile), Corrado Passera (improbabile), Flavio Tosi (probabile). Personalmente gradirei Oscar Giannino, se non fosse che Giannino non vuole avere niente a che fare con Berlusconi ed è attratto fortemente da Monti, seppure Monti non lo consideri proprio. L’amore non corrisposto è una bruttissima bestia. Anche in politica.