Serie con la S maiuscola per la BBC, compagnia televisiva che regala prodotti di alto livello ai nostri vicini inglesi, e che grazie al Cielo, si possono seguire anche da qui. Ed è il caso di questo Peaky Blinders, suggeritomi da Vittoria, come già successo per Ripper Street, e che mi sto gustando in questi giorni. 6 episodi da circa 1 ora l’uno compongono la prima serie, interpretata da Cillian Murphy e Sam Neill, che rivestono due ruoli in opposizione.
Locandina con Cillian Murphy
Trama
Birmingham, 1919. Tommy Shelby, leader della famiglia Shelby, è appena tornato insieme ai fratelli dalla Grande Guerra, portando con sé terribili ricordi del conflitto. Di nuovi in città, riprende il controllo della gang denominata Peaky Blinders, con lo scopo di allargare il loro giro di scommesse sulle corse dei cavalli.
Da Belfast però, giunge Campbell, poliziotto che ha il compito di ripulire dalla criminalità il paese, sotto diretto controllo di Churchill.
Tra i due sarà immediato lo scontro.
I Fratelli Shelby
Considerazioni
Apro con un applauso le mie considerazioni. Trama, produzione, realizzazione, tutto è sopra della media televisiva, e potrebbe competere con certe produzioni cinematografiche tranquillamente. Siamo a livelli alti, come nel caso della maggior parte dei prodotti BBC, forse i migliori serial che si possano trovare trasmessi da emittenti televisive.
Io stesso ho provato a dare qualche chance ultimamente a qualcosa di nostrano, ma non posso dire di essere rimasto molto soddisfatto.
Locandina con Sam Neill
Peaky Blinders ci porta direttamente nei bassifondi della malavita di Birmingham degli anni ’20, e lo fa senza mezzi termini. Un serial adulto, non pensato per le famiglie forse, ma che dà anche modo di vedere uno spaccato di quegli anni.
L’ispirazione è data da una vera gang dell’epoca, chiamati Peaky Blinders dall’usanza che avevano di cucire lamette nella visiera del berretto, il Peaky, per accecare i nemici durante gli scontri.
Parte della gang Peaky Blinders originale
Cosa resta da dire se non consigliarvi la visione di questa serie, che non si lascia andare a imbarazzanti dialoghi inutili o a paternali sui buoni sentimenti. Perché quello che conta è la famiglia, ma non come la fanno intendere da altre parti.