Pedagogia non direttiva: imparare seguendo gli interessi dei bambini

Da Jessi

 

“I bambini piccoli creano attrezzi, non giocattoli.” G. Doman

Sono le sei di mattina e mentre provo a scrivere ho in collo Margherita, cinque mesi e qualche giorno. Le sue dita minuscole inseguono le mie sui tasti, ma sono interessate anche alla tavola pronta per la colazione, ai miei occhiali e a qualunque cosa sia a tiro. Biscotti, frutta, penne, fogli, fazzoletti, cellulare: non c’è niente che non la interessi, quasi niente che non le risulti nuovo. Anche tutto quello che già conosce, a questo punto, assume nuove prospettive: la mamma si può mangiare e coccolare, ma anche pilotare, dirigendola con lo sguardo. La sorella maggiore, quando non la tormenta con baci un po’ troppo potenti, è per lei un vero supereroe: ne segue i passi, ne invidia i salti e l’accompagna sempre se piange.

La sua voglia di imparare è cosĂŹ forte che mi commuove. E interroga.

Non voglio confondere il ruolo di mamma con quello di insegnante, non vorrei essere una mamma pusher ma nemmeno una disinvolta.

Mi convincono di più l’idea di creare l’ambiente adatto, quello in cui si sta bene e che offre stimoli per imparare e mi convince l’idea di seguire, assecondare gli interessi delle mie bambine.

Insegnando, mi perderei un sacco di cose. Potrei mettere la bimba al tavolo e cercare di farle imparare qualcosa, qualcosa che è importante secondo me o secondo qualche tabella della crescita.

Seguendola, accompagnandola, al contrario, impara lei e imparo anch’io. E soprattutto impariamo anche cose che non si trovano nelle tabelle.

Impariamo, ad esempio, a seminare conchiglie.

Abbiamo imparato a disegnare civette stando attente ai dettagli che le distinguono dai gufi e ci siamo fatte amiche i siti che offrono materiale di supporto per le nostre esplorazioni, come i tantissimi disegni da colorare su Disegnidacolorare.it con cui, dopo averlo scoperto giocando, abbiamo iniziato a collaborare.

Gufi e civette?

Abbiamo imparato a sostituire i personaggi delle costruzioni, dimenticati a casa, con le fialette di acqua di mare, accumulate durante il lungo mese di influenza.

Abbiamo discusso di quanto per lei non sia interessante fare la solita strada, anche se è la più breve.

Abbiamo imparato che le pile dei giochi si spengono presto, ma che non si spengono mai le pile dei libri, quelli che sanno di libri.

Toc Toc di Bruno Munari

E abbiamo imparato che meno l’oggetto è un giocattolo, più gioca la mente per farlo diventare interessante.

Questo post è stato scritto con il contributo di Disegni da Colorare, che vi invito a scoprire. Tornate a raccontarci come l’avete utilizzato per giocare a imparare con i vostri bambini. Per approfondire il tema della pedagogia non direttiva, un’intervista qui e molto di più qui.

 

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