Pensare che mi ero dimenticato di Heinrich

Creato il 01 luglio 2013 da Paciampi
Mi sa che ce lo stiamo dimenticando - e non va bene, non va assolutamente bene - non solo perché resta comunque uno dei grandi del Novecento, ma perché, per quanto mi riguarda, incarna ancora l'idea dello scrittore che sa farsi coscienza inquieta, che sa scegliere, denunciare, affermare, senza per questo legarsi davvero a nessun carro.
Heinrich Boll - si scrive con la dieresi sulla o, ma non so come inserirla:  da molto tempo non leggevo niente su di lui, sarà che dopo la caduta del Muro, nel 1989, ha finito per farsi largo un'altra idea della Germania, che non è quella che lui raccontava, la Germania di Konrad Adenauer (ma anche di Willy Brandt), ipocrisia, conformismo e paure borghesi nel grande gelo della Guerra Fredda.
Poi l'altro giorno ho incontrato per strada una conoscente con cui funziona bene il passaparola sui titoli dei libri. Ho cominciato a rileggermi tutto Boll, mi ha detto, e quelle quattro lettere più la dieresi mi si sono accese come una lampadina. Mi sono precipitato nella libreria più vicina e quello che ho trovato sono stati questi Racconti umoristici e satirici pubblicati negli Oscar Mondadori.
Una notte per fare i conti con queste zampate da felino sornione, capace di alternare ferocia e morbidezza. Una notte e quindi una promessa: presto rimetterò le mani su Opinioni di un clown e Foto di gruppo con signora.

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