L'autunno è arrivato come un ciclone, scordando le belle giornate di sole,è arrivato con il suo manto dorato ed ha ricoperto il Creato.Le foglie di tutti i colori han cancellato i nostri dolori,facendoci ridere e sghignazzare e i bambini far giocare.La prima pioggerella leggera leggera era come quella di primavera;le rondini sono partite lasciando il paese felice.E io che guardo dalla finestra la gente modestache cammina sui marciapiedi infiniti.I contadini iniziano il loro lavoro, vedendo le foglie d'oro nella vigna scarlatta;il tino ubriaco viene vuotato del vino frizzante del contadino.L'autunno è una meraviglia che riunisce la nostra famiglia,e con il vento cede posto all'inverno.
Ora... vi chiedo di avere pietà: la sintassi è quella che è e alcune parole furono messe più per rima che per esprimerne il concetto, ma non è questo l'importante (dopotutto avevo poco meno di 9 anni).
Ricordo che la scrissi appena tornata da scuola, ancora con il grembiulino addosso, guardavo fuori e scrivevo sul lettone dei miei con ancora la sovracoperta leggera di cotone bianca e rosa.Ciò che mi colpisce è che la scrissi non perché me lo avessero dato come compito a scuola o simili, ma di mia spontanea volontà, probabilmente per minimizzare il dramma personale della fine dell'estate, vai a sapere. E mi colpisce forse perché ora, da 'grande', mi colgo spesso a perdere il senso (e il tempo) di fare qualcosa perché mi piace, o meglio, il piacere di fare qualsiasi cosa, senza pesarne solo il 'doverla' fare. Mi piaceva e mi divertiva tantissimo scrivere poesie, e per un periodo da ogni cosa che mi circondava nasceva un buon pretesto per scrivere una.
E il fatto di ricordare ancora la mia poesiola a memoria conferma che quella bimba, con tutte le sue aspettative e il suo desiderio di felicità, è ancora lì, da qualche parte.