Ringrazio Luigi carnevali per questo suo interventoCominciamo questa pensosa meditazione di un martedì post-elettorale partendo da molto lontano, dalla pagina del Corriere della Sera di domenica 26 maggio 2013, dedicata ai cattolici.
Il Corriere, Don Gallo e Don Puglisi
Il sabato precedente vi era stato il funerale di Don Gallo ed era stato beatificato, con una imponente cerimonia, Don Pino Puglisi, il martire siciliano della mafia. L’articolo principale domina tutta la pagina con il titolo; “Don Gallo, fischi all’omelia di Bagnasco”, con la fotografia della bara di Don Gallo salutata da un gruppo di giovani con il pugno chiuso (probabilmente sono i fischiatori del Cardinal Bagnasco). Sotto ancora la fotografia di Bagnasco, celebrante, che porge l’ostia consacrata della comunione alla trans-gender Luxuria. (Anche qui il fotografo è ottimamente collocato in modo da cogliere la comunicanda in primo piano, aspettando di poter fare la fotografia del secolo: il Cardinal Bagnasco che le rifiuta la comunione).
In basso, a cinque colonne, ancora un articolo intero sul comportamento di Bagnasco, con questi titoli: “La scelta del Vescovo di celebrare affrontando gli opposti malumori”. Ed infine un occhiello con scritto: “Gli ultimi: la decisione di amministrare la comunione al popolo degli “ultimi” tra ex-tossici e trans ha provocato qualche rigetto”. Il titolo finisce con una opportuna citazione di Papa Francesco, che riportiamo per intero: “Una ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e di non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Gesù si indigna quando vede queste cose, perché chi soffre è il suo popolo fedele (…)”.Notiamo una attenzione esagitata. Attenzione a che cosa? Dove è la grande notizia? L’imboscata a Bagnasco?
Don Puglisi, meglio in prima pagina a cinque colonne.
Invece sulla destra, una piccola colonnina riporta la cerimonia di beatificazione che si è svolta a Palermo con una piccola fotografia e questo titolo: “Pino Puglisi beato, martire ucciso dalla mafia”.
L’articolo si chiude con una citazione di Napolitano: “Sul martirio che costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile”.
Riconoscendo al Corriere della Sera, il più autorevole fra i giornali italiani, il diritto di scegliere e di impaginare le notizie come meglio crede, noi non possiamo rinunciare al diritto di giudicare e, se possibile, di capire la scelta del Corriere. La beatificazione di Don Pino Puglisi, il riconoscimento forte da parte della Chiesa, del suo martirio, la implicita condanna dei suoi assassini, una sorta di scomunica rituale moderna trasmessa attraverso i mass media, con il grande compatto e devoto consenso della popolazione era, secondo noi, l’evento storico che rappresenta una svolta in Sicilia.
Direttore! Da prima pagina a cinque colonne. E lasciamo al direttore di CHI le foto a sorpresa che potrebbero imbarazzare Bagnasco. Non siamo mica al matrimonio della Marini. Siamo alla beatificazione di un martire della mafia! Può questa grande notizia della guerra dichiarata dalla Chiesa alla mafia passare in seconda linea rispetto alla curiosità di costume, rappresentata dalla singolare partecipazione (certamente sentita e spirituale) dei funerali di Don Gallo? No, non può.
C’è qualcosa che somiglia al pregiudizio in chi fa questa scelta!
Quel senso di vuoto al centro
Un giorno ero a Genova per caso e non potevo esimermi dall’andare a trovare un mio vecchio amico, compagno di battaglie giovanili, fattosi sacerdote, Don Gianni Baget Bozzo. Lo andai a prendere alla Cattedrale di Genova che da secoli regna fra i palazzi ed i vicoli dell’antico centro storico del porto. E discutendo degli “interminati spazi e sovrumani silenzi e profondissima quiete”, come nostro costume, sbattemmo contro Don Gallo che risaliva dai suoi quartieri portuali con vivacità e malumore. Lo scontro fu inevitabile: i due straordinari sacerdoti si batterono con foga ed acredine. Don Gallo era aspro e polemico con una sorta di intolleranza, fatta da complesso di superiorità (di sinistra) e da sarcasmo polemico. Don Baget cercava di portare la discussione sui principi teologici e culturali, senza riuscirci, continuamente interrotto da un Don Gallo che ormai era arrivato agli slogan politici.
Don Gianni perse la pazienza dandogli del “demagogo” con qualche insinuazione ad una vera e propria mancanza di intelligenza critica. Don Andrea rispondeva esprimendo la certezza che Don Gianni fosse un reazionario fascista e servo dei padroni.
Io fra me e me pensavo: “Questo è il mio grande giorno ed infine potrò raccontare di come litigavano in piazza, due sacerdoti encomiabili e singolari. Questa è Genova, città repubblicana in tempi monarchici, città antifascista con il fascismo, città comunista in tempi democristiani. Questa è la Chiesa cattolica, con la sua grandezza e le sue sante contraddizioni. Ma mi mancava qualcosa: il grande vuoto al centro in cui non c’erano i preti normali, i modesti e pazienti amministratori della grazia, seguiti dal loro popolo santo che oggi, non sa più fare una qualunque scelta politica.
Testimonianza visiva del grande vuoto politico del cattolicesimo italiano.
Perché Don Gallo appare più importante all’autorevole Corriere della Sera che non Don Pino Puglisi?
Ora la Chiesa italiana è di fronte ad un nuovo problema: dopo il Concilio ha tirato i remi in barca, ha dato delle indicazioni dottrinali che dovrebbero portare i cattolici più a sinistra del Partito Democratico, ed in quello spazio ha trovato per una singolare contraddizione storica quelli che considerava i suoi nemici peggiori, i sostenitori dell’aborto, del matrimonio degli omosessuali, dell’eutanasia.
Don Gallo, a modo suo, ha risolto questo problema in maniera semplice, assolvendo tutti. Don Baget, a modo suo, ha risolto il problema in maniera opposta: ignorando le debolezze di Berlusconi, ne ha predicato la santità politica.
Anche il Corriere della Sera ha fatto la sua scelta: la mattina in cui gli elettori di Roma, la città che è ancora “Caput mundi” per merito della Chiesa, si trovavano a dover scegliere fra un Marino che sarebbe piaciuto a Don Gallo e un Alemanno di cui sarebbe stato soddisfatto Don Baget, l’autorevole foglio ha ignorato un Don Puglisi, cattolico che sapeva assumersi le sue responsabilità. E una grande parte dei cattolici sarebbero andati ad ingrossare le file dei disertori del voto.
Come i clerico-fascisti degli anni ‘20
Come giustamente osserva il Corriere, Papa Francesco sembra pendere dalla parte di Don Gallo. Ma verrà ascoltato? Anche Papa Ratzinger sembrava rivolgersi nella direzione degli “ultimi”. Ciononostante le parrocchie votavano tranquillamente nella stessa maniera in cui votava il paese, come se fossero circoli di bocciofili.
Su questo caso dobbiamo dirci la verità. L’anomala direzione della presenza politica dei cattolici, sembra favorire inconsciamente (o forse consciamente?) i clerico-fascisti. Il tentativo di Todi di dare un soggetto identitario, ancorchè prepolitico, alla presenza dei cattolici si è dissolto in titubanze, in diserzioni, in contrapposizioni volte a frenarne lo slancio, in favore dell’unico appoggio dei cattolici di Comunione e Liberazione alla Destra italiana, appoggio reale, visibile, perinde ac cadaver,. Ad essi è stato consentito, come ai clerico-fascisti degli anni ’20 di frenare le altre associazioni e gli altri movimenti, desiderosi di partecipare, con lo scopo di assicurare l’appoggio alla destra.
Dall’altra parte, nella sinistra, i cattolici sono bene accolti, sono trattati con benevolenza e rispetto, come si fa con gli indiani nelle riserve americane. Si va ai loro funerali con devozione impaziente. In politica i cattolici sono incoraggiati, addomesticati e coccolati. E perfino si cerca di educarli alla carità della accettazione delle idee progressiste in materia di costumi, di sessualità, di matrimoni. Sono perfino ritenuti utili, se in qualche momento riescono anche a prendere quei voti di centro che i massimalisti hanno deciso di perdere sistematicamente.
Ma quando diventano capi del governo, meglio farli cadere subito. E quando sono necessari per fare i presidenti della repubblica, è meglio suicidarsi che votarli. Sono degli indiani buoni, ma non esageriamo.
Così i cattolici di Roma si troveranno a dover scegliere fra Marino ed Alemanno.
Bartolo Ciccardini
P.S.: A Roma c’era un grande personaggio cattolico, presidente di un’associazione cattolica importante e segnalata per la sua attività in favore degli “ultimi”, per la difesa dei poveri in tutti i continenti, per la difesa della pace in tutte le guerre, mediatori di conflitti e di guerre civili, come nella meritevole trattativa di pace in Monzambico. Quest’associazione è presieduta da un uomo molto colto, molto attivo, con tutti i titoli accademici e civili in ordine. Amico di tutti i Papi.
Quest’uomo è stato persino Ministro in un governo di emergenza, in rappresentanza dei cattolici inesistenti in politica. Perché Andrea Riccardi non si è presentato candidato a Sindaco di Roma? Sarebbe stata una perdita troppo grave per il Mozambico?
Luigi carnevali