E' un periodo così, sembra che la vita si sia accorta di me tutto d'un tratto, e così, all'improvviso, tutto sembra essersi sbloccato.
Situazioni lavorative, proposte sempre di lavoro, viaggi, vita.
In questo periodo ho rallentato il ritmo del blog e ho accelerato il ritmo della vita.
Non vedo ancora il traguardo, ma i sorrisi della gente che mi circonda mi fanno capire che sto correndo sulla strada giusta, e che non mi sono persa come al solito.
Sto lavorando tanto in campi diversi, ma fino ad ora ho sempre avuto la sensazione di essere una macchina impantanata nella neve, con le ruote che fanno fumo, che ruotano a velocità folle e... Nulla si muove. Tutto rimane lì, fermo, e la gomma scivola, scavando pure un solco che la fa sprofondare ancora di più.
E poi, due proposte in due giorni (di quelle che quando vanno in porto comincerò ad urlarlo ai quattro venti), un viaggio imminente, una nonna in casa che mi sta facendo scoprire gioie tutte nuove e mi regala così tanta gioia da farmi sentire tra le mani la netta sensazione che è meglio il tempo passato a capire come si cucina una perfetta tortilla, rispetto al tempio impiegato per trovare le parole chiave per rendere un post SEO friendly.
Difficilmente io parlo dei viaggi prima di farli, perché mi piace la concretezza, le prenotazioni messe tutte in fila, una linea già certa tracciata su una mappa. Sogno tanto, ma non lo dico. Perché è facile e bello dire "ah, vorrei andare là...", ma poi se non cerchi di mettere in pratica questi desideri, li senti come un fallimento.
Lunedì partirò con la mia migliore amica (e truppe al seguito) per la Florida, e poi, dopo 10 giorni, partiremo da soli per la Colombia, uno di quei paesi che ho sempre messo nella mia wishlist, uno di quei posti da "vorrei andarci ma...". Ma cosa?
Ma.
La Colombia mi fa paura, il Sudamerica, dopo le brutte esperienze di Gianni, l'ho sempre guardato con sospetto e con nessun desiderio, anche se - come tutti - sogno il Perito Moreno, Machu Picchu e nella mia lista dei posti da vedere prima di morire ci metto sempre il Salar de Uyuni in Bolivia. Ma per il resto?
Forse l'ho sempre sentita una terra ostile, anche se non ho una reale ragione valida.
E quindi sono in piena fase di "ma cosa ci vado a fare" che si mischia a "che brivido un viaggio che è molto lontano dalle comodità, è un mondo nuovo, tutto da scoprire".
E' mi piace sentire che in viaggio ho dei limiti, perché mi piace superarli: la sensazione di aver fatto qualcosa di cui avevo paura ti dà l'adrenalina per affrontare la vita sempre in maniera diversa, ogni giorno un po' più coraggiosa.
Perchè i sogni li senti quando hai il biglietto in mano, e devi mettere le magliette giuste in valigia.
Sono una persona a cui la vita va tutta rose e fiori? No, spiacente. Magari. Ma cerco con le mani la superficie liscia delle cose e il sole in mezzo alle nuvole.
E amen per le delusioni che comunque arrivano.
Faccio lo zaino, stringo la mia mano preferita, evidenzio i sogni sulla guida, annuso pagine di carta che già sanno di strada.
Oggi è una giornata del cavolo (a casa bloccata, senza elettricità, per giunta, e con un impegno fissato a cui tenevo molto, anche se non era direttamente mio), ma ieri è stata una giornata bellissima, dove finalmente una cosa su cui lavoravo da tanto è andata in porto. In macchina, tornando a casa, ho messo su la mia playlist del benessere. Brevissima, dai testi intensi, di gioia pura. Quindi ve la consiglio, per giornate in cui magari non va tutto dritto.
1- Thunder Road - Bruce Springsteen anche in mezzo al gelo e alla nebbia, questa canzone profuma di caldo, di Stati Uniti, di sogni ancora da realizzare. E' il mio promemoria per il futuro.
2- Badlands Bruce Springsteen." talk about a dream/ Try to make it real you wake up in the night/ With a fear so real spend your life waiting/ For a moment that just don't come/ Well don't waste your time waiting " dice tutto. Se non ti dai una scantanta, i sogni restano solo sogni, e mi sale addosso quella splendida e terribile sensazione di tempo che scorre velocemente... Tempo da non sprecare.
3- I know a place. Michael McDermott. Una delle canzoni col testo più semplice e bello che io abbia mai ascoltato... Un pezzo di vita per strofa, una canzone che parla di come a volte toccare il fondo, quello vero, si poi lo slancio per risalire. Proprio come quando in piscina arrivi giù, e ti dai la spinta con le gambe per tornare a galla, più veloce possibile. E' un promemoria sull'amicizia, sui momenti bui. Sui capire chi sei e cosa vuoi davvero, e soprattutto su chi ti sta accanto. O forse questo è quello che voglio leggerci. Ogni volta che l'ascolto, comunque sia, mi viene un nodo nella pancia e poi si scioglie. La adoro. "So many miles I have traveled/So many a dim lit bar/Because when things, start to unravel /You're gonna find out who your f riends really are /Yeah sometimes, you feed the darkness / In order to ever see the light
4- Like Bud Spencer and Tenrence Hill . The Mama Bluegrass Band. Grande rivelazione di quest'anno. Dopo averli sentiti ai Glory Days è scattata la passione. Occhi a cuore e cd in loop. Questa canzone è proprio allegria pura, stacchi il cervello e tutto quello che rimane dentro è quel bo bom bo bom, bom bom. Relax puro per il cervello. Ma io c'ho il debole per il bluegrass.
5- Fire - Bruce Springsteen Ma non una Fire qualunque, quella dell'album Live 1975/1985. La voce di Bruce ti scioglie il sangue nelle vene. Piacere puro.
Cuffie nelle orecchie.
Andrà tutto bene.