Viviamo in un paese in cui la legge contro l’omofobia e la transofobia è stata per l’ennesima volta respinta, con un ministro per le pari opportunità che tanto decanta e fa finta di comprendere che si astiene. Dico io, ti astieni, Mara Carfagna? Cosa cazzo mi significa? Avrai parlato con Anna Paola Concia una miliardina di volte. Ti astieni? Se devi fare il piacere al tuo governo, vota contro, almeno non fai la figura dell’ignava e prendi una posizione (e qui mi astengo da battute scontate):
Un paese in cui, però, gente come Borghezio può dire, senza nessuna conseguenza, affermazioni ai limiti dell’orrendo in nome della libertà di espressione. Affermazioni che veicolano sempre di più valori razzisti, xenofobi e di puro odio. Che non hanno rispetto alcuno per le tragedie, per la morte di giovani vite spezzate che non stavano facendo niente di male se non andare contro i valori fondamentalisti cristiani di Breivik.
Cose che in un paese chiamato Stato devono essere vietate e punite per non fomentare germi malevoli verso quei valori cristiano-occidentali che condivido come la fratellanza, la solidarietà e la pietà umana. La censura ha senso nei casi in cui il messaggio è l’odio. Ricordo che Borghezio ha affermato che sono condivisibili le motivazioni di Breivik che hanno condotto alla strage di Oslo.
Un paese in cui la prima notizia trova quasi risalto mediatico nullo mentre alla seconda viene data importanza, anche se di critica, fortunatamente. Ma far sprofondare nell’anonimato e nel silenzio le oscenità che questo orrendo figuro diffonde è troppo difficile per il buon senso della stampa italiana? E non mi esprimo nemmeno su Feltri. Ancora non mi spiego come la Bignardi, tempo fa, abbia potuto farsi mettere in piedi in testa da questo borioso privo di qualsiasi scrupolo.
In ogni caso, sentiti auguri alla Carfagna, ai parlamentari contrari e astenuti, e al signor Borghezio di una progènie interamente omosessuale. Come vorrei esistessero sul serio le maledizioni.
Questo è un paese con un grande passato e con nessun futuro, affossato in un’arretratezza culturale stagnante, impaurita dalla cultura del diverso.