Mi accingo a ripartire alla volta dell'Africa. La mia Africa. Un'assenza di 6 mesi: una vita. Straniero in patria, mi son sentito. Una patria malconcia, in verità, e un "modus vivendi" nel quale ti senti annaspare come pesce fuor d'acqua, salvo trasformarsi in anfibio. Potrà succedere, forse. Ma intanto, disintossicarsi: dai veleni della civilizzazione, che non produce civiltà ma devastazione dello spirito e miseria socio-culturale, l'altra faccia di un'opulenza materialistica non ai più riservata. Ho atteso invano che un collega, un amico keniota mi raggiungesse nel mio paese. L'iniziativa era lodevole: promuovere la mission della Uongozi, piccola ONG keniota. Malauguratamente, la nostra ambasciata in Kenya gli ha negato il visto d'ingresso, nonostante avessimo fornito ogni garanzia di assistenza fisica e finanziaria. E nonostante la prenotazione aerea già effettuata: tre incontri all'ambasciata d'Italia, per un diniego privo di valide motivazioni qualche giorno prima della programmata partenza. Ma tant'è: questo è l'atteggiamento (non solo) del nostro paese nei confronti dei fratelli neri. La politica dei "respingimenti" (in tutti i sensi) produce questi frutti. Dalla criminalizzazione dell'extracomunitario cosiddetto clandestino, alla negazione delle legittime aspettative di quello che è invece nelle regole e fa di tutto per osservarle il passo è breve. Il pregiudizio razzista è già insito nello stesso termine "extracomunitario": fuori dalla comunità! Ma è solo una, la comunità: quella degli umani.
Mi accingo a ripartire alla volta dell'Africa. La mia Africa. Un'assenza di 6 mesi: una vita. Straniero in patria, mi son sentito. Una patria malconcia, in verità, e un "modus vivendi" nel quale ti senti annaspare come pesce fuor d'acqua, salvo trasformarsi in anfibio. Potrà succedere, forse. Ma intanto, disintossicarsi: dai veleni della civilizzazione, che non produce civiltà ma devastazione dello spirito e miseria socio-culturale, l'altra faccia di un'opulenza materialistica non ai più riservata. Ho atteso invano che un collega, un amico keniota mi raggiungesse nel mio paese. L'iniziativa era lodevole: promuovere la mission della Uongozi, piccola ONG keniota. Malauguratamente, la nostra ambasciata in Kenya gli ha negato il visto d'ingresso, nonostante avessimo fornito ogni garanzia di assistenza fisica e finanziaria. E nonostante la prenotazione aerea già effettuata: tre incontri all'ambasciata d'Italia, per un diniego privo di valide motivazioni qualche giorno prima della programmata partenza. Ma tant'è: questo è l'atteggiamento (non solo) del nostro paese nei confronti dei fratelli neri. La politica dei "respingimenti" (in tutti i sensi) produce questi frutti. Dalla criminalizzazione dell'extracomunitario cosiddetto clandestino, alla negazione delle legittime aspettative di quello che è invece nelle regole e fa di tutto per osservarle il passo è breve. Il pregiudizio razzista è già insito nello stesso termine "extracomunitario": fuori dalla comunità! Ma è solo una, la comunità: quella degli umani.
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