Questi i requisiti per la pensione di vecchiaia e come possono cambiare in base alle aspettative di vita da qui al 2030 (i requisiti saranno rivisti, appunto, per tenere conto delle aspettative di vita):
> lavoratrici dipendenti del settore privato: 62 anni nel 2012, 62 anni e 3 mesi nel 2013, 63 anni e 6 mesi dal 2014, 65 anni dal 2016, 66 anni dal 2018, 68 anni e 1 mese nel 2029;
> lavoratrici dipendenti del settore pubblico: 66 anni nel 2012, 66 anni e 3 mesi nel 2013, 66 anni e 7 mesi nel 2016, 67 anni e 2 mesi nel 2021, 68 anni e 1 mese nel 2029;
> lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette): 63 anni e 6 mesi nel 2012, 63 anni e 9 mesi nel 2013, 64 anni e 6 mesi dal 2014, 65 anni e 6 mesi dal 2016, 66 anni dal 2018, 68 anni e 1 mese nel 2029;
> i lavoratori dipendenti privati e pubblici e i lavoratori autonomi hanno lo stesso trattamento delle lavoratrici del settore pubblico.
Dal 1 gennaio 2013 il meccanismo di adeguamento alle speranze di vita, accertato
di volta in volta dall’Istat, avrà cadenza triennale (diventa biennale dal 2019) e, inizialmente, non potrà superare i 3 mesi. L’adeguamento era già stato deciso con la manovra economica nell’estate del 2010 che l’ha anticipato dal 2015 al 2013. Comunque la riforma Monti ha stabilito che, a partire dal 2022, l’età pensionabile non può essere inferiore a 67 anni.
Si può ottenere la pensione di vecchiaia a 66 anni avendo versato almeno 20 anni di contributi, a condizione che l’importo della pensione non sia inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale di 644 euro mensili del 2012 (sarà rivalutato negli anni successivi sulla base del Pil).
Se non si raggiunge il minimo di 20 anni non si ha diritto alla pensione ed i contributi versati andranno persi. L’unica eccezione riguarda le categorie che conservano ancora il minimo di 15 anni di contributi maturati al 31 dicembre 1992. E’ possibile ottenere la pensione di vecchiaia anche a 70 anni di età con un minimo di 5 anni di contributi effettivi (esclusa la volontaria) senza nessuna condizione.
Dal 1 gennaio 2008 sono state introdotte le uscite programmate (finestre), che di fatto allungavano il periodo di attesa tra il momento di andare in pensione ed il momento in cui si cominciava a percepire la pensione stessa. La manovra economica dell’estate 2010 aveva ulteriormente allungato le finestre, fissando la decorrenza del pensionamento dopo 12 mesi per i lavoratori dipendenti e dopo 18 mesi per il lavoratori autonomi. La riforma Monti-Fornero ha definitivamente soppresso le suddette finestre.
Infine, è stato introdotto il principio secondo il quale è possibile proseguire il lavoro, attraverso incentivazioni, fino all’età di 70 anni.
(Segue terza parte)