INPS deve riconoscere come contributi anche la permanenza in carcere
L’obiezione di coscienza non esisteva in Italia, ma nel 1965 c’era chi rischiava e faceva la galera per tenere alta la propria fede, pacifista, non violenta. Non indossare la divisa e non fare il militare costava galere e nemmeno quella comune, bensì carcere militare. Accade così che Napoleone Zorzetto, veneziano, ha fatto diversi mesi di carcere tra il 1965 ed il 1968. Ora Zorzetto non è più giovane, deve andare in pensione e si è visto riconoscere dal giudice del lavoro il periodo di detenzione ai fini pensionistici. Forze Zorzetto non ci sperava, ma, l’Inps, secondo quanto deciso dal giudice Margherita Bortolaso, dovrà riconoscere ai fini dei contributi figurativi per la pensione anche il periodo passato in carcere in attesa della condanna.
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Zorzetto alla stampa locale ha raccontato nel 1965 non aveva avuto dubbi nel rifiutare di vestire la divisa militare per questioni di coscienza, ma che alla luce del suo rifiuto aveva passato vari periodi nelle prigioni militari di Gaeta, Peschiera del Garda e Forte Boccea. Solo qualche anno dopo era arrivata la legge che riconosceva il diritto a prestare servizio civile al posto della leva militare.
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