In fila alla Asl per mail prelievo mensile, mi piace mettermi in un angolo ad ascoltare la sin troppo varia umanità che mi circonda. Non è spiare, ma voglia di capire e anche, perché no, di inventarci una storia sopra.
In fondo sono qui che aspetto senza far nulla, il mio cervello si annoia e mancano ancora 25 numeri.
Il mio numero, il 66, sembra lontanissimo, di un'altra galassia.
Proprio accanto a me due pettinatissime signore intorno alla settantina parlano dei loro guai familiari imprescindibili.
Che, in due parole, consistono in questi ragazzi d'oggi che spendono e si indebitano per sposarsi e poi si separano per un nonnulla, mica come loro che han retto al marito finché, voglia Gesucristo, sono stati chiamati in cielo.
"Mica come la figlia di X eh, quella è andata a convivere!"
"E non è meglio? S'imparano a conoscere e se si stufa arvà a casa sua senza tutta sta confusione!"
"Che poi quando uno si separa ti rimangono parenti uguali"
"Guarda, non mi ci far pensare... La mi'nuora..."
Segue segno di disapprovazione sincronizzato della testa, tipico di suocere dotate solo di (venerati) figli maschi.
Vabbè, ora sono a conoscenza che nella bucolica campagna umbra i divorzi sono in aumento. Le corna no, quelle sono stabili.
Andiamo oltre.
Un paio di vecchietti disquisiscono di politica leggendo "Il corriere dell'Umbria" e minacciamo di bruciare le terrese del PD in piazza che tanto ormai alla società operaia ci si va solo per giocà a briscola e la rivoluzione è difficile arrivi prima della loro dipartita. Però son troppo carini, lì a chiacchierare in tre, coi cappelli ancora calati in testa e l'età di Matusalemme. Mi mettono allegria ed è bello immaginarseli litigare per aver calato l'asso al momento sbagliato, tra un Montenegro e un grappino.
Ma continuiamo ad esplorare la saletta.
Giusto più in là c'è una ragazzina, avrà vent'anni ed indossa un buffo cappello di lana color acquamarina. È accompagnata dalla madre ed è incinta (di quattro mesi, la madre l'ha sbandierato anche all'usciere), ma con l'aria dimessa di chi si trova lì sì, ma solo per caso, di passaggio verso un altro mondo.
Non posso far a meno di notare che tutti i conoscenti che si avvicinano alla ragazza, e in una Asl di paese sono tanti e variegati, vengono intrattenuti dalla madre qualsiasi età essi abbiano con i dettagli più intimi della gravidanza della figlia mentre lei vegeta in un angolino, manco la conversazione non riguardasse il suo utero.
Sto per dirgli qualcosa tipo Esci dal coma, bellina! quando una attempata signora vestita e bardata come per la maratona di New York mi si para davanti.
"Ciao!"
"Buongiorno!"
"..."
"..."
"No, ma ciao eh!"
"Buongiorno Signora, serve nulla?"
La signora indica la mia pancia e sorridendo fa ad alta voce: "E' un piccolo *cognomedelragazzodimiasorella* quello, vero?"
"No, guardi, no..."
"ODDIO, VI SIETE LASCIATI???????"
Tutti gli occhi sono su di me, i vecchini si tolgono il cappello, le signore cotonate sbarrano gli occhi e pure la ragazzina ha un barlume di vita in fondo agli occhi.
"No, è che io..."
"NO, SCUSAMISCUSAMISCUSAMI! CHE FIGURACCIA! E POI NELLE TUE CONDIZIONI!!!"
"No, è che..."
"PURE RAGAZZA MADRE!! POVERINA!!"
"Signora, si calmi. Le volevo dire che mi confonde con mia sorella!"
La signora diventa livida in volto, mentre i vecchietti si coprono dietro al giornale per non scoppiare a ridere.
"..."
"Signora?"
"Eh, ma la colpa è vostra, eh! Siete uguali! fate qualcosa!"
Gira sulle scarpe da ginnastica e se ne va.
Mi dispiace, gli ho fatto saltare il gossip pomeridiano e gliel'ho tramutato in una gigantesca figura di cacca.
La sindrome di Barbara 'Urso colpisce ancora...