Peppe Barra: “ci sono troppi immigrati, ma anche noi facciamo schifo”

Creato il 12 agosto 2014 da Vesuviolive

Peppe Barra, il grandissimo attore e cantante napoletano, famoso soprattutto per aver fatto parte della Nuova Compagnia di Canto Popolare, in una formazione che comprendeva alcuni dei migliori artisti della seconda metà del Novecento. Durante una videointervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno ha affrontato il tema dell’immigrazione, cercando di spiegare quali sono i motivi per cui queste persone, una volta giunte in Campania, si trovano spesso a delinquere. Un intervento portato avanti con tono caloroso, il quale però non deve sviare facendo credere che l’artista sia contro l’immigrazione, vittima di una xenofobia di stampo leghista, dato che, al contrario, rileva la difficile situazione da essi vissuta e che ha ripercussioni su tutta la società.

Peppe Barra nella sostanza afferma quanto già ci spiegano, d’altra parte, i criminologi riguardo all’eziologia del fenomeno criminoso, ossia i motivi che portano a commettere reati. Gli immigrati, una volta giunti da noi, si trovano a dover vivere in un altro mondo, in un’altra cultura, abitando nella quasi totalità dei casi ammucchiati in piccole stanze: in tale situazione di grosso disagio, l’animo umano si incattivisce, e allora, pur essendo i popoli srilankesi, rumesi, marocchini e così via popoli buoni e miti, i singoli individui pongono in essere comportamenti ostili al vivere pacificamente in società. Non sono esenti da colpa, bisogna aggiungere, gli italiani, che spesso e volentieri li sfruttano come manodopera a basso costo o li fanno entrare nel giro della criminalità organizzata.

Evidentemente questo discorso fatto da Barra può essere esteso a tutte le fasce misere della popolazione, le quali, frustrate dall’emarginazione in una società che pone al centro della vita il successo economico, poiché trovano impossibile raggiungere la ricchezza attraverso i propri mezzi, si dànno alla criminalità. Aspirazione al successo che è causa di delinquenza anche tra coloro che sono istruiti e vivono tutt’altro che miseramente, i cosiddetti “colletti bianchi”.

La questione secondo l’artista va risolta attraverso il buon senso, non incrementando e possibilmente riducendo il numero di immigrati, attraverso uno smistamento migliore degli stessi. Anche noi, tuttavia, abbiamo le nostre responsabilità, perché “facciamo schifo come amministrazione”: un pensiero, a mio avviso, rispondente alla realtà, sia perché in Italia non si fa quasi nulla per l’integrazione, sia perché i vari governi susseguitisi non sono mai stati in grado di far diventare l’immigrazione un problema europeo.


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