Racconto di Martino Santillo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 3/2013, Le tentazioni della cultura.
le che attraversano i paesini da una parte all’altra, costellata di sampietrini che le danno un’aria di ordine antico. Fosse stato un sabato, o una domenica, sarebbe stata piena di ragazzi sui motorini e ragazze su tacchi vertiginosi. Quella sera di mercoledì, invece, c’era solo un uomo che camminava, con le mani in tasca e lo sguardo fisso dinanzi a sé. La città si muoveva davanti ai sui occhi, scorrevano vetrine, portoni, lampioni e auto, ma non il tempo, che sembrava sospeso, immobile.
Quelle ultime ore del giorno, per Paolo, sembravano non passare, ma sciogliersi nei suoi pensieri. Il tempo s’era fermato al giorno prima, alle parole che gli erano state comunicate al telefono e continuava a ripetersi di continuo: «Purtroppo le relazioni e i bilanci trimestrali hanno confermato quanto temevamo. Questi mesi si chiudono per il gruppo con ricavi complessivi al di sotto del preventivato. Stiamo perdendo solidità e competitività in ambito domestico e le percentuali dei rami internazionali non compenseranno almeno nel prossimo triennio. Le condizioni di incertezza evidenziate dai mercati internazionali già nei precedenti periodi continuano a costituire un elemento di criticità per le imprese come la nostra. Inoltre, la crisi finanziaria europea ha avuto rilevanti effetti sul nostro sistema creditizio e si è riscontrata una concomitante pressione speculativa che ha colpito i tassi di interesse». Interesse, preventivi, speculazioni, bilanci, ricavi… le parole fluttuavano nella mente di Paolo.
Mentre cercava una spiegazione, una trama, una soluzione, non faceva altro che inciampare in se stesso. Si accusava d’aver sbagliato, si riconosceva un fallito, per aver creduto che fosse arrivato il suo momento. Il peso d’una intera sezione partendo da zero. Si ricordò dell’entusiasmo con cui aveva sottoscritto il progetto che ora era la causa della sua fine. Esubero… risuonò di colpo con la stessa odiata e serpentina lemma con cui venne pronunciata al telefono. Con quella cornetta in mano gli era sembrato tutto uno scherzo, ma, in pochi secondi, era diventato tutto dannatamente vero. «Siamo in esubero e tra i nomi segnalati c’è anche il suo»: fredde, sottili e dirette, furono pronunciate in un attimo. «Accompagnarla fino alla pensione è un costo che non ci possiamo permettere, quindi cominci a guardarsi intorno». Un’età che è pur sempre esperienza, stabilità, conoscenza e affidabilità, magari per lui, ma non per il resto del mondo.
I polmoni gli si gonfiarono per un sospiro profondo, ma, per quanta aria inspirasse, non riusciva a colmare la sensazione di vuoto. «Cercheremo di procurarle colloqui di lavoro nei prossimi sette mesi». Fu la beffa: «Sì, io che ho cinquant’anni, dove vuoi che vada? Maledizione».
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