Tempi da notizia del gesto “eroico” (non confermato) dell’ex presidente Abela che, nello scadere del suo mandato, si sarebbe rifiutato di firmare il provvedimento: «È probabile che il prossimo presidente - carica per cui è stata designata Marie-Louise Coleiro Preca, laburista – firmerà il testo. Ciò non toglie nulla al gesto di Abela che, anche se solo simbolicamente, ha mostrato esistere un’alternativa al procedere inesorabile dell’approvazione dei “nuovi diritti”», così commenta l’organo vicino a Comunione e Liberazione.
Ad accorgersi del “grave” gesto anche il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire che titola “Malta «strappa» sulle nozze gay”. Sebbene a Malta sia improprio parlare di nozze gay considerato che non è stato approvato il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ma solo le unioni civili (sebbene con gli stessi diritti e doveri del matrimonio) non si capisce con chi sia avvenuto lo “strappo”.
Rimane un duro colpo per la Chiesa del piccolo Stato a maggioranza cattolica (il 97 per cento degli abitanti secondo uno studio del Pew Research Center) e, come riporta sempre Avvenire, Charles J. Scicluna, dal 2012 vescovo ausiliare di Malta e membro della Congregazione per la dottrina della fede, aveva ribadito che votare a favore della legge fosse «un atto gravemente immorale»: sono proprio “immorali” questi cattolici maltesi.
Archiviato in:Chiesa, Conferenza Episcopale Italiana, Diritto e diritti, Laicità, News, Omosessualità, Politica, Stampa cattolica