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Per Berlusconi la prima vera grande sconfitta. Casini da pelle d’oca, mentre il Popolo Viola brinda in piazza

Creato il 13 gennaio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Casini da pelle d’oca, mentre il Popolo Viola brinda in piazza

a cura di Iannozzi Giuseppe

Due i commi dell’articolo 1 della legge sul legittimo impedimento (numero 51 del 7 aprile 2010) che i giudici hanno bocciato. Per Berlusconi è forse la prima vera grande sconfitta.

Per Berlusconi la prima vera grande sconfitta. Casini da pelle d’oca, mentre il Popolo Viola brinda in piazza

Silvio Berlusconi commenterebbe così la sentenza della Consulta: “compromesso accettabile… Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Sono tranquillo, andiamo avanti”.
I legali del premier, in una nota congiunta, Niccolò Ghedini e Piero Longo, spiegano di rispettare la sentenza ed esprimono soddisfazione per il fatto che “la legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace”. Subito dopo però parlano di una sentenza basata su un “equivoco” sulla natura della norma che, a loro dire, non tiene conto del fatto che è stata già provata la “oggettiva impossibilità di una leale collaborazione con i giudici”. Se Berlusconi finge di accettare la sentenza, i suoi legali parlano in sua vece: “Nell’intervenire su modalità attuative, la Corte Costituzionale sembra avere equivocato la natura e la effettiva portata di una norma posta a maggior tutela del diritto di difesa e soprattutto della possibilità di esercitare serenamente l’attività di governo”.

Per il costituzionalista Giovanni Guzzetta: “Si tratta  di una sentenza di illegalità parziale, che salva la logica del bilanciamento fra l’esigenza dell’imputato di essere presente nelle udienze e quella dei giudici di celebrare il processo. In tal senso, la Consulta indica il perimetro entro il quale si può giocare la carta del legittimo impedimento e soprattutto chi è che alla fine dà le carte. E’ una sentenza che fa chiarezza, sdrammatizzando il conflitto e agendo in modo molto equilibrato”.

Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi invece esce fuori da tutti i gangheri, spettacolo a cui purtroppo ci siamo da tempo abituati: “Siamo di fronte  al rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione, ma dei principi fondamentali di ogni ordine democratico”.

Antonio Di Pietro: “L’Italia dei Valori ritiene che con il referendum i cittadini diranno in modo forte e chiaro che anche Berlusconi deve andare dal giudice quando viene chiamato e non si deve inventare una scusa ogni volta”.

Bersani, segretario Pd: “Faccio un ammonimento a Berlusconi. Non può pensare che il Paese giri attorno ai problemi suoi, perché l’Italia ne ha già tanti. La sentenza va rispettata, le critiche sono inaccettabili”.

Il senatore del Pd, Felice Casson:“Nella sostanza la Corte costituzionale ha bocciato completamente la linea del governo e dei consiglieri del premier. In particolare il ministro Alfano continua a fornire interpretazioni della Costituzione italiana ripetutamente rigettate dalla Corte”.

Fabio Granata, deputato di Futuro e libertà: “Tutte le sentenze si rispettano. A maggior ragione quelle della Consulta: questa è la nostra cultura politica e giuridica. Per questo accogliamo con serenità la decisione della Consulta e auspichiamo che adesso non inizi il solito ritornello contro la magistratura”.

Italo Bocchino, capogruppo Futuro e libertà: “Il presidente del Consiglio ha detto che non ha nulla da temere, che qualsiasi decisione non avrebbe inciso sulla vita della legislatura e sull’attività di Governo. Prendiamo per vere le sue parole e quindi nulla cambia”.

Giuseppe Consolo, deputato di Futuro e libertà: “Prendo atto della sentenza che comunque rispetto. Non mi sembra però una decisione che brilli per coraggio interpretativo, perché, da quanto si apprende viene lasciato al solo magistrato il compito di valutare di volta in volta in merito al rinvio dell’udienza”.

Il Popolo Viola brinda in piazza e il portavoce, Gianfranco Mascia commenta: “Stappiamo il tappo dalla bottiglia nella speranza di togliere il tappo dall’Italia, il tappo di Berlusconi. Questa sentenza parziale è per noi un fatto positivo e importante. Ci fa capire che la legge deve essere uguale per tutti e Berlusconi deve essere giudicato come un normale cittadino”.

Pier Ferdinando Casini dell’Udc se ne viene fuori con dichiarazioni che fanno venir la pelle d’oca: “Ricordo a tutti che l’onorevole Vietti e l’Udc proposero emendamenti alla legge, ma purtroppo non sono stati ascoltati. La maggioranza, bocciando, le nostre proposte su punti specifici, ha costretto la Corte a intervenire per eliminare le forzature dal testo. Se fossero stati approvati i nostri emendamenti anche soppressivi la legge sarebbe stata approvata. Quando si esagera le conseguenze sono prevedibili e mi auguro che questo valga di lezione per il futuro”.

Giudicato illegittimo il comma 4: “ove la Presidenza del Consiglio dei Ministri attesti che l’impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non può essere superiore a sei mesi”. L’illegittimità nasce dalla violazione di due articoli della Costituzione, il numero 3 (“tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali..”) e il numero 138 (“le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione…”).

Per violazione degli stessi articoli della Costituzione è stato giudicato illegittimo il comma 3 (“il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti rinvia il processo ad altra udienza”) nella parte in cui non prevede espressamente che il giudice valuti in concreto l’impedimento indicato, come già stabilisce l’articolo 420-ter del codice di procedura penale.


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