In un camerino, io, lei e un'agente, ieri sera. Una donna che ai più di voi è nota come forte e grintosa, vivace e fortunata, invece a me si è rivelata tremante, con le lacrime negli occhi, una mina vagante che sproloquiava ininterrottamente, in preda a un attacco di ansia da prestazione, a nudo nella sua debolezza. Poi si è tolta la maglia, e ha messo a nudo anche la fragilità del suo corpo. La fragilità di chi odia il vuoto. E per rimediare al vuoto intorno, riempie il dentro. Poi una pasticca, e via su nel ring a combattere. Infine trionfante crolla in una abbraccio, e mi stringe a sè. Lì in quella stanza vuota, per pochi attimi ho conosciuto il suo vero sguardo. Vero perchè spontaneo. Uno sguardo che si detesta e vorrebbe essere diversa, uno sguardo inconsapevole dell'energia della purezza di chi parla con la pancia e freme. A volte negli incontri di pochi attimi trovo molta più verità che in quelli che durano anni. Poi, forse, il vero di quegli attimi non è destinato che a durare per poco tempo, mentre un'amicizia che dura da una vita ha più persistenza.
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