Per capirci sulla Santanché

Creato il 03 luglio 2013 da Danemblog @danemblog
Ieri avevo detto la mia sulla vicenda dell'elezione di Daniela Santanché alla vicepresidenza della Camera.
Continuo a pensarla nello stesso modo ancora oggi, dopo che si è deciso di far slittare la votazione per evitare scivoloni politici.
Sempre ieri in uno scambio di tweet, all'interno di una più ampia conversazione, il bravissimo vicedirettore di Europa, Mario Lavia, alla mia domanda "come mai Lupi sì e Santanché no?" mi rispondeva con un argomento indubbiamente validissimo:
"Penso che abbiano profili diversi, per una carica istituzionale è importante".

Vero, giusto, ineccepibile: questo tanto per chiarire che non sono diventato matto, non ho perso la bussola. E soprattutto nemmeno sono stato assoldato con nessuna mercede da nessuno - ché when grillism is on the air certe puntualizzazioni sono sempre necessarie. Riesco perfettamente a discernere il valore politico - fin anche personale, anche se non è affar mio - e il valore dell'immagine che la pitonessa del Pdl si porta appresso. Riconosco meno, un po' meno, l'eventuale elevazione di Lupi, ma è altro discorso.
Capisco, e credo, soprattutto, che in un reale clima di condivisione del governo, le nomine anche su posti di legittima appartenenza vanno discusse prima. Vanno per certi versi concertate, sempre per quella questione dell'intese. Questo sicuramente.
Ma credo anche, e lo ripeto, che quando c'è una nomina voluta e rappresentativa per un determinato partito, in un momento di governo - e politico - come quello attuale, occorre che gli altri del gruppo esecutivo facciano un passo indietro. Si turino il naso se necessario, ridico. Non è questione di compromessi: è questione di pesi politici, che il Pd nel caso non ha, per porre veti. Si è pareggiato e non si vinto e concesso una tregua, per essere chiari. E in più si è scelto di guidare un processo insieme, e non puoi sempre sceglier tu la musica dello stereo in macchina.
Detto ciò, responsabilità morale, vuoi anche etica, di chi propone quel nome, di chi crede in quella figura e di chi la difende: e su questo di sicuro il Pdl non è ineccepibile, ma è comunque affar loro. Premesso che non si tratta di questioni di giustizia, ma semmai di comportamenti personali nemmeno troppo scabrosi: è una pasionaria, lo è anche Fassina, ma nessuno del Pdl ha detto che non doveva fare il sottosegratario, e so che - lo dico sul serio - non ci sono termini di confronto sul peso e valore culturale dei due. Ma sul loro atteggiamento politico, invece, sì.
Si è scelto di votare Formigoni in commissione Agricoltura, Palma in commissione giustizia, adesso perché si sente il bisogno di purificarsi l'anima col veto sulla Santanché.
L'argomentazione del sit-in davanti al Palazzo di Giustizia di Milano è ipocrita quanto pigra, perché non mi risulta che siano state tolte deleghe o sfiduciati  i ministri e gli altri componenti istituzionali comunque presenti. A me questa cosa del veto, puzza di superiorità intellettuale. Di mignottismo e perbenismo, di noi siamo migliori di quella lì, di noi siamo candidi e lei no, di antiberlusconismo manierista nudo e crudo.
A meno che, non ci sia una strategia politica sotto, e questo è sinceramente quello che mi preoccupa di più.


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