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Per chi suona la campanella

Creato il 06 dicembre 2011 da Loffio

Per chi suona la campanella

 

Scrip, al secolo Ermanno Ferretti, è un professore di filosofia precario, con uno spiccato senso per l’aforismo e una moderata dipendenza da Twitter. Mese dopo mese, anno dopo anno, Scrip pubblica sui 140 caratteri del social network più “in” del momento (che espressioni abusate, bleah, ci mancava solo scrivessi anche “popolo della rete”) tutto ciò che gli succede in classe, dai commenti degli studenti sulle sue lezioni, alle storture del sistema scolastico.

L’idea piace e le persone che seguono i suoi aggiornamenti diventano ogni giorno di più, e alla fine, l’idea piace così tanto che Scrip finisce per raccogliere questo mosaico di vita scolastica fatto di sfondoni, abissi culturali, arte di arrangiarsi e speranze in un libro: Per chi suona la campanella, uscito in questi giorni.

Perché ve ne parlo? Beh innanzitutto perché Scrip mi sta simpatico, e se posso dargli una mano parlando della sua opera agli sparuti lettori di queste pagine, lo faccio volentieri, e poi perché questo libro è un simbolo, uno dei tanti, di come non bisogna mai dare niente per scontato con Internet, di come alla fine tutto quello che fai rischia seriamente di avere un senso, ma devi riuscire a capire quando è il momento di guardarsi alle spalle e raccogliere ciò che hai seminato, anche se non credevi di aver fatto niente.

E’ anche un ottimo esempio di come la rete sia diventata la nuova terra dell’idealizzato sogno americano, di come una buona idea possa portare a qualcosa di buono, se sai promuoverti, se sai scrivere bene e se la fortuna ci mette quel pizzico di spinta che fa sempre comodo (in fondo quanti Scrip in giro per il mondo ci saranno che potrebbero scrivere il loro libro?).

Com’è il testo in sé? Meno stereotipato di quello che si potrebbe pensare. Non è il classico stupidario in cui gli studenti sono dei somari, la scuola e dura, ma quanto è bello insegnare, c’è qualcosa di più. C’è uno spaccato di vita, per i più “vecchi” anche un modo per ricordare il mondo terribile e bellissimo della scuola, che assomiglia a quello di tante persone, basta sostituire la scuola con altri lavori. Inoltre la formazione filosofica di Ermanno lo porta ad usare con la grazia cinismo, c’è ironia, delusione e leggerezza… e il tutto funziona perché è scritto bene e senza facili volgarità, e scusate se è poco.

Un libro, dunque, che non ha certo la pretesa di diventare il prossimo premio Strega, ma è senza dubbio una piccola gemma di ironia. Se lo trovate in libreria sfogliatelo, leggetevi qualche frase, e se ne trovate almeno quattro o cinque che vi fanno venire un sorriso, anche amaro, compratelo.

 


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