Volevo leggerlo.
Sono andata a comprare tutt'altro, poi l'ho voluto e l'ho letto.Ci ho messo 2 giorni, e tante ore di sonno perse. "Per dieci minuti", di Chiara Gamberale, penso sia l'autobiografia dei suoi ultimi anni.Credo, ma non mi sono informata.Comunque è un libro che ha delle conseguenze. La trama non è insolita: lui e lei si amano da quando, adolescenti, si ritrovano nello stesso luogo ad affrontare demoni differenti; poi, dalla campagna protetta e conosciuta, si trasferiscono nella grande città. E qui iniziano i dissapori. Lui, sente stretta questa unione, che li vede protagonisti da quando sono ragazzini, quindi prende e se ne va. Lei, facile alla caduta, si infrange a terra, come colpita da quel famoso fulmine a ciel sereno. Passano i mesi e Lei, che sta raccogliendo i cocci della relazione di una vita, che va in pezzi, subisce anche la perdita del lavoro, e lo fa lì, in quella grande e sconosciuta Città, che le è nemica. Un giorno di dicembre, tuttavia, qualcuno le offre lo spunto per uscire dal pantano, o, quantomeno, per non pensarci dieci minuti al giorno. La sua analista, infatti, le propone una sfida/gioco: per trenta giorni rigorosamente consecutivi, senza mai trovare scuse o darsi attenuanti, Lei dovrà impiegare almeno dieci minuti, per fare una cosa che non ha mai fatto prima.Non occorrono cavalcate nel deserto o sospensioni in mongolfiera, basta un gesto quotidiano mai effettuato in vita propria.Tra la reticenza iniziale, e la poca fiducia nell'idea psicanalitica, la Protagonista si da una possibilità, sfidando il gioco a farla vincere. Coinvolgendo amici, colleghi, parenti e perfetti sconosciuti, quei dieci minuti al giorno, la portano ad approdare alla maturità dei suoi trent'anni passati, con un po' più di consapevolezza, e visioni nuove, dalle quali affacciarsi.Non sto a dire più di questo.E non vi dirò nemmeno una delle cose che Lei ha fatto in quei trenta giorni.Leggetevi il libro.Quello su cui mi sono soffermata io, subito dopo aver "trangugiato" il volumetto azzurro, è il potere che abbiamo su noi stessi. Non mi metto a psicanalizzare niente e nessuno, lo prometto, è che mi sono chiesta come possa essere utile, nella vita di ognuno di noi, fare un esperimento di questo genere. Mi dimostra che abbiamo un biglietto di andata ed uno di uscita, che alcune fermate siano d'obbligo, ma che guidiamo davvero noi, e solo noi la nostra corsa...Si perché, rifletteteci, se una viene mollata dal marito, perde il lavoro, ha più di trent'anni e non sente casa sua la sua casa, che beneficio può avere dal cucinare dei pancake?!Apparentemente è una boiata.Per moltissimi lo è di certo. Ma, a me, ha fatto, anzi fa ancora, pensare un sacco. C'è questo fatto...Che noi si è un po' precari in questa vita, che ci dà veramente troppo a volte, a discapito di un lungo lamentarsi continuo, e ci perdiamo.Ma la cosa più assurda, è che a perdersi è la nostra capacità di accettarci/amarci/ sostenerci, diventiamo immediatamente nemici di noi stessi, perché se le cose non vanno esattamente come pensavamo, ci manca un pezzo, ci sentiamo vittime, sentiamo l'abuso del destino o chi per esso. Lei, la Protagonista di "Per dieci minuti", non è che sia proprio proprio soddisfatta della sua vita, ma ha canoni che riconosce ed ha scelto, e, quando questi vengono ribaltati, la sensazione non è solo di perdita, ma soprattutto di soppruso.Ci sentiamo derubati del nostro ideale.Non accettiamo la vita, che in quanto tale a volte fa di testa sua.E la reazione, spesse volte, è di rabbuimento, topi spaventati messi all'angolo, che si nascondono in loro stessi... È passato circa un mese dall'ultima pagina, ed ancora, nella mia testa, girano ingranaggi strani. Innescati da "ma se io..." e perennemente in movimento... Dite che potrei provare l'esperienza?!