Raccontarvi questa… nemmeno con l’organetto.
Ho incontrato stamattina un morto, non proprio morto defunto sia chiaro, un fantasma. No. Uno che doveva essere morto da due anni e mezzo e che invece ancora gira tra i vivi.
Lui è un architetto, classe 1940, molto conosciuto ed apprezzato nel suo settore. Due anni e mezzo fa gli dicono: lei ha un cancro, un melanoma di terzo livello e le sono rimasti al massimo tre mesi di vita.
Glielo dicono perchè il dermatologo scrupoloso non vede di buon occhio il neo che ha da una vita in mezzo al petto.
Fanno esame istologico ed arriva la diagnosi: ancora e solo tre mesi di vita.
Ti crolla il mondo, fai i conti con il tempo che resta, predisponi per la tua cremazione, fai testamento, costruisci in fretta la cappellina dove riposare, riunisci in quella cappellina i tuoi cari, tutti insieme nel sonno della morte.
Lasci il lavoro, tutto quello che hai, non puoi seguire progetti, non puoi garantire nulla: tra tre mesi sei terra per i ceci, morto stecchito. Vivi con la tua famiglia sapendo che devi morire.
Ma il destino sembra giocare con quell’uomo. L’operazione per asportare il melanoma deve essere urgentissima ma non si riesce a trovare un posto letto. Passano due mesi e quell’uomo con la data di scadenza soffre, piange, si dispera, vede scivolare la sua vita nel baratro, giorno dopo giorno in attesa di una operazione, disperata che forse, e ripeto forse, potrebbe allungarti la vita.
Dopo due mesi finalmente l’operazione della speranza. Gli aprono il petto, cavano fuori i linfonodi, tutto ciò che è marcio dentro quel petto dell’uomo che deve morire.
Poi la visita di controllo: a fargliela nel percorso di follow up è un noto professore della medicina umbra.
Guarda le carte e dice: ma lei sta benissimo, architetto!!!
-Certo che sto benissimo professore, so che devo morire ma sto benissimo.-
-No, non ha capito lei sta benissimo nel senso che le hanno diagnostico il tumore che non può esserci.-
-Ma che dice professore?-
-E’ lampante che non può esserci, è assurdo che abbiano diagnosticato a lei un melanoma che se lo doveva portare via in tre mesi.-
Morale. Si erano semplicemente sbagliati. Semplicemente sbagliati. Non esisteva nessun melanoma di terzo livello, non doveva essere operato e tanto meno aveva tre mesi di vita da vivere.
Martedi sera a Don Chisciotte su Retesole ve lo presento e vi faccio raccontare da lui stesso, ancora vivo, la sua storia.
Giampiero Tasso