La governabilità non può essere garantita da nulla: persino una dittatura può cadere, anche una monarchia, un impero, una giunta militare, un rais, un’oligarchia o un governo democratico col 70% dei consensi. Si è dimesso persino un papa travolto dai guai! 
Un governo funziona e resta in carica se si conquista il consenso alle elezioni ma soprattutto dopo, esercitando il proprio potere anche nella consapevolezza dei propri limiti. La Costituzione ha costruito un’evidente equilibrio di poteri differenti, integrati, un equilibrio difficile, da interpretare e applicare con lungimiranza. Il potere si legittima quando viene riconosciuto da chi lo subisce: non si legittima da solo e non perdura per forza propria, bensì con una legittimazione che viene da chi vi si oppone.
La legge elettorale non garantirà mai governabilità: sarà l’abilità nell’arte di governo a rafforzare il governo. Ma ci vuole il premio di maggioranza? Finora non è servito, proprio perché il governo non dipende totalmente dai numeri. Governare è molto difficile: occorre una notevole abilità, non un’assicurazione.
L’esecutivo non può inoltre sostituire il potere legislativo. La mediazione illuminata fra partiti o coalizioni è una necessità: è indispensabile comprendersi a vicenda e approvare leggi migliori che in passato. La via seguita finora è stata un fallimento: appare chiaro.
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