La notizia è di quelle destinate a fare scalpore, anche in piena estate con Caronte che fracassa cabasisi e ciriveddri. Il Fondo Monetario Internazionale, quella benemerita confraternita che presta soldi a strozzo e cambia i governi democratici delle nazioni come calzini sudati, nel suo ultimo rapporto sull'Eurozona, stabilisce quanto segue: “L'Europa è divisa in due: da una parte la 'core zone', il cuore, lo zoccolo duro, il magnifico impero della stabilità e della solvibilità, composta da Germania, Francia, Olanda, Belgio e Austria, dall'altra la 'periphery zone', quella dei cosiddetti pigs (maiali), rappresentata da Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Secondo il FMI, l'Euro a doppia velocità è cosa fatta, altro che teorizzazioni di economisti pazzi, che continuano a dire che esistono due Europe. Economicamente parlando le due Europe sono una realtà, nessuna fantasia. Il rapporto, girato in bozza, e quindi ancora inedito, fra i rappresentanti diplomatico-finanziari presso il Fondo, è stato al centro di vive e vibranti proteste da parte dei paesi interessati al declassamento in “periferia”. In un primo momento, è sembrato che quella parola decisamente imbarazzante, fosse destinata a essere tolta. A favore della non divisione dell'Europa in “tassi d'interesse”, si erano detti tutti i rappresentati del Vecchio Continente, compreso il direttore Christine Lagarde, e i direttori dei ministeri del Tesoro italiano, francese e tedesco. A fianco degli europei, e degli italiani in particolare, si era schierato perfino il brasiliano Paulo Nogueira Batista il quale, con piglio carioca e a passo di samba, ha affermato: “L'Italia non può essere periferia, c'è il Papa”. Bontà sua, sic! A un certo punto, vista l'alzata di scudi degli europei, il board del Fondo Monetario si era dato una calmata anche se aveva ripensato, con sgomento, a quanto gli europei avevano detto e dicevano di se stessi a partire dal 1997, quando i tedeschi non volevano i “sudisti” nell'Euro definendoli “Club Med”, e a quanto era accaduto più recentemente, nel 2008, quando gli inglesi coniarono la sigla Pigs (maiali) prendendola direttamente dalle iniziali di Portogallo-Italia-Grecia-Spagna. Tutti d'accordo? Un passo indietro? Macchè! Nonostante la mediazione del portavoce comune, l'olandese Menno Snel, il rapporto finale, redatto per l'Europa dall'iraniano Reza Moghadam e dall'indiano Mahmood Prahan, recita: “Il costo dei prestiti alle imprese resta alto nella periferia”. Di quale “maggiore credibilità” parli LettaLetta non sappiamo, quello che è certo è che dopo l'ultima missione internazionale, il premier italiano è tornato a casa portandosi in tasca un accordo da leccarsi i baffi. Con la Grecia.
Magazine Economia
Per il FMI siamo Pigs (maiali). Per i tedeschi il “Club Med”. In poche parole ci danno delle “merde” senza colpo ferire
Creato il 30 luglio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La notizia è di quelle destinate a fare scalpore, anche in piena estate con Caronte che fracassa cabasisi e ciriveddri. Il Fondo Monetario Internazionale, quella benemerita confraternita che presta soldi a strozzo e cambia i governi democratici delle nazioni come calzini sudati, nel suo ultimo rapporto sull'Eurozona, stabilisce quanto segue: “L'Europa è divisa in due: da una parte la 'core zone', il cuore, lo zoccolo duro, il magnifico impero della stabilità e della solvibilità, composta da Germania, Francia, Olanda, Belgio e Austria, dall'altra la 'periphery zone', quella dei cosiddetti pigs (maiali), rappresentata da Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Secondo il FMI, l'Euro a doppia velocità è cosa fatta, altro che teorizzazioni di economisti pazzi, che continuano a dire che esistono due Europe. Economicamente parlando le due Europe sono una realtà, nessuna fantasia. Il rapporto, girato in bozza, e quindi ancora inedito, fra i rappresentanti diplomatico-finanziari presso il Fondo, è stato al centro di vive e vibranti proteste da parte dei paesi interessati al declassamento in “periferia”. In un primo momento, è sembrato che quella parola decisamente imbarazzante, fosse destinata a essere tolta. A favore della non divisione dell'Europa in “tassi d'interesse”, si erano detti tutti i rappresentati del Vecchio Continente, compreso il direttore Christine Lagarde, e i direttori dei ministeri del Tesoro italiano, francese e tedesco. A fianco degli europei, e degli italiani in particolare, si era schierato perfino il brasiliano Paulo Nogueira Batista il quale, con piglio carioca e a passo di samba, ha affermato: “L'Italia non può essere periferia, c'è il Papa”. Bontà sua, sic! A un certo punto, vista l'alzata di scudi degli europei, il board del Fondo Monetario si era dato una calmata anche se aveva ripensato, con sgomento, a quanto gli europei avevano detto e dicevano di se stessi a partire dal 1997, quando i tedeschi non volevano i “sudisti” nell'Euro definendoli “Club Med”, e a quanto era accaduto più recentemente, nel 2008, quando gli inglesi coniarono la sigla Pigs (maiali) prendendola direttamente dalle iniziali di Portogallo-Italia-Grecia-Spagna. Tutti d'accordo? Un passo indietro? Macchè! Nonostante la mediazione del portavoce comune, l'olandese Menno Snel, il rapporto finale, redatto per l'Europa dall'iraniano Reza Moghadam e dall'indiano Mahmood Prahan, recita: “Il costo dei prestiti alle imprese resta alto nella periferia”. Di quale “maggiore credibilità” parli LettaLetta non sappiamo, quello che è certo è che dopo l'ultima missione internazionale, il premier italiano è tornato a casa portandosi in tasca un accordo da leccarsi i baffi. Con la Grecia.
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