“Se il Pd vuole dopo quattro votazioni possiamo eleggere Romano Prodi al Quirinale. Ma se l’inquilino del Colle fosse il suggello del patto del Nazareno, noi saremo sulle barricate”. Non siamo ancora alle grandi manovre, ma per il Quirinale, come dimostra la dichiarazione di Nichi Vendola nelle conclusioni dell’assemblea di Sel, qualcosa ha cominciato a muoversi. Non a caso, pur impegnato dal delicato passaggio della Legge di Stabilità, oggi Matteo Renzi ha detto che “una volta che verranno formalizzate” le dimissioni di Giorgio Napolitano, “il giorno dopo il Pd convocherà i gruppi parlamentari, la direzione, i delegati regionali e si aprirà un’assemblea permanente. Nessuno potrà dire: non ho avuto un luogo dove discutere. Una volta elaborato un profilo lo proporremo ai nostri alleati, poi a tutti gli altri partiti: dal Movimento 5 Stelle a Sel passando ovviamente anche per la Lega”.
(qelsi.it)
La nuova strategia di Renzi per trovare il nuovo Presidente della Repubblica. “Per trovare il candidato giusto – ha aggiunto – non penso sia uno scandalo aspettare qualche votazione. Ma ciò che vorrei spiegare è che occorre non ripetere l’errore di chi mi ha preceduto: presentare un nome indicato dall’alto senza una discussione preliminare”. Quindi, pur augurandosi che le dimissioni del presidente Napolitano “avvengano il più tardi possibile”, Renzi ha iniziato a delineare la road map per arrivare all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Un’indicazione finora soltanto di metodo, che non individua nè un profilo nè tantomeno candidati per il nuovo inquilino del Colle. Ciò nonostante ormai la girandola dei nomi ha preso a girare e sembra impossibile fermarla almeno per i prossimi 40 giorni, tanto dovrebbe essere il tempo minimo necessario per arrivare a dirimere una matassa che appare alquanto aggrovigliata. Anche se si è chiamato più volte fuori e nonostante la bocciatura del 2013 ad opera dei 101 franchi tiratori, Romano Prodi continua a essere un nome gettonato, pur essendo d ifficile ipotizzare il sostegno da parte di Silvio Berlusconi e con Angelino Alfano che ha messo in guardia il Pd a non gestire la pratica come una questione di partito.
Prodi e gli altri potenziali nomi: si punta all’alternanza laico-cattolica al Colle. L’essere cattolico potrebbe essere tuttavia un punto a favore del Professore, visto che da più parti si è tornati a invocare il principio di alternanza laici-cattolici. Così potrebbero prendere piede le candidature dell’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, e del giudice costituzionale Sergio Mattarella. Una soluzione di sintesi da questo punto di vista potrebbe rappresentare Giuliano Amato, attualmente membro della Consulta, una lunga militanza socialista ma anche una particolare attenzione ai temi etici cari al mondo cattolico. Sempre per restare nell’ambito di giudici costituzionali, un nome di cui si parla frequentemente è quello di Sabino Cassese, da poco cessato dal mandato. Ma prioritaria appare la necessità di individuare una personalità in grado di fornire assicurazioni sul piano internazionale, con particolare riferimento alla vigilanza sulla tenuta dei conti pubblici. Una considerazione che porta necessariamente ai nomi del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco; al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan; e al presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini. Tenendo naturalmente ben in evidenza il governatore della Bce, Mario Draghi.
Boldrini respinge auto-candidatura, chances per Severino. Sempre attuale poi la questione della possibilità di eleggere per la prima volta una donna al Quirinale. I tempi sono maturi, ha più volte sottolineato la presidente della Camera, Laura Boldrini, ripetendo però, da ultimo l’altro ieri, a mo’ di puntualizzazione, che la sua non vuole essere assolutamente una autocandidatura, anche se naturalmente potrebbe entrare in corsa se effettivamente si scegliesse una candidatura rosa. In un’ipotesi del genere potrebbero entrare in lizza anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti; l’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, destinata però a trovare un vero e proprio fuoco di sbarramento da parte di Forza Italia; la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. E restando a palazzo Madama, non può non entrare nella corsa per il Colle il presidente Pietro Grasso, che si prepara ad esercitare la supplenza nel momento in cui presenterà le dimissioni Giorgio Napolitano. E, pur mantenendosi per ora molto defilato, non è da escludere che anche Mario Monti nutra qualche ambizione, anche se nell’immaginario collettivo il suo governo dei tecnici non evoca certo bei ricordi.
Per uscire dal labirinto dei nomi, l’ex dipietrista passato al Pd, Stefano Pedica, suggerisce una soluzione: “i partiti valutino la possibilità di coinvolgere tutti i cittadini nella scelta del Capo dello Stato attraverso le primarie. Sarebbe una bella prova di democrazia e nascerebbe davvero un presidente del popolo”. (ADNKRONOS)