Con l’ approssimarsi delle festività di fine anno, la vita musicale di Stuttgart propone sempre una nutrita serie di appuntamenti concertistici, molti dei quali presentano programmi che includono brani dedicati al Natale. Anche il terzo concerto in abbonamento della Stuttgarter Kammerorchester era impostato in questo senso a partire dal titolo della serata, derivato dal fatto che il programma era imperniato sul celebre Concerto Grosso Op. 6 N° 8 di Arcangelo Corelli, intitolato appunto Concerto fatto per la notte di Natale. Il maggior motivo di interesse in questa serata era costituito dalla presenza solistica di Dorothee Oberlinger, la quarantaseienne virtuosa di flauto diritto nativa di Aachen che è da considerare a buon diritto come una delle personalità più interessanti nel panorama musicale attuale.
Conosco la Oberlinger da diversi anni, anche per la sua assidua collaborazione con il gruppo trevigiano I Sonatori de la Gioiosa Marca, e quando si esibisce da queste parti non manco mai di andarla ad ascoltare. I suoi concerti presentano sempre motivi di grande interesse per la straordinaria abilità virtuosistica dell’ esecutrice e la logica creativa che caratterizza l’ impaginazione dei programmi. La flautista tedesca non è solo un autentico prodigio di perfezione tecnica e stilistica, qualità che ne fanno la migliore virtuosa del suo strumento dai tempi del grande Frans Brüggen, ma le caratteristiche del suo modo di far musica sono di altissimo livello non solo per l’ eleganza del fraseggio, la scrupolosa attenzione nell’ ascoltarsi reciprocamente con i musicisti che suonano insieme a lei e nel calibrare gli accenti, i tempi e i colori in sintonia con il complesso strumentale, ma soprattutto per una concezione della musica intesa non come semplice esibizione virtuosistica ma come autentico piacere nel suonare insieme. Tutto questo porta Dorothee Oberlinger a ottenere risultati interpretativi davvero di altissimo livello, come in poche altre occasioni è possibile ascoltare in questo repertorio. Nella serata alla Mozart-Saal della Liederhalle la virtuosa di Aachen ha sciorinato ancora una volta tutte le qualità che l’ hanno resa famosa, alternando nelle esecuzioni dei vari brani diversi strumenti, dal flauto basso impiegato in “Shiarazula Marazula” dal Primo Libro de balli accomodati per cantar e sonar d’ ogni sorte de instromenti di Giorgio Mainerio fino al “flautino” o flauto dolce sopranino in fa per il quale Vivaldi scrisse il Concerto in do maggiore RV 443 che chiudeva la prima parte del programma, due pagine che hanno dato a Dorothee Oberlinger la possibilità di sfoggiare tutti gli aspetti migliori della sua classe virtuosistica con risultati davvero elettrizzanti da ascoltare, in una continua serie di reciproci scambi di timbri e colori con gli altri strumentisti, di assoluta bellezza e raffinatezza. La Stuttgarter Kammerorchester ha dimostrato di essere in assoluta sintonia con la solista, esibendo la consueta eccellente qualità di timbro e fraseggi di scrupolosa pertinenza stilistica anche nelle due Sonate per soli archi di Dario Castello che seguivano il brano di Mainerio. Per quando riguarda il celebre Concerto corelliano che dava il titolo alla serata, la Oberlinger ed Elisabeth Wirth, giovane flautista che è stata sua allieva al Mozarteum di Salzburg, hanno eseguito le due parti del concertino che nella strumentazione originale sono affidate ai violini. L’ effetto è quanto mai gradevole all’ ascolto e aggiunge addirittura una caratterizzazione più marcata al tono natalizio della Pastorale ad libitum che conclude il brano.
Nella seconda parte, dopo un’ elegante e raffinata esecuzione dei primi cinque movimenti dalla Suite in la minore TWV 50 di Telemann, la Stuttgarter Kammerorchester ha raggiunto il vertice artistico della serata con una splendida lettura del Quarto Concerto Brandeburghese di Bach. Il suono morbido e luminoso degli archi del complesso costituiva uno sfondo ideale per i virtuosismi solistici esibiti da Dorothee Oberlinger ed Elisabeth Wirth nelle due parti dei flauti e per i numeri di alta scuola sfoderati da Susanne von Gutzeit, la Konzertmeisterin del gruppo, che ha tratto dal suo magnifico strumento, un Guadagnini del 1756, una serie di acrobazieelettrizzanti e di timbri preziosi come poche volte è dato di ascoltare nelle esecuzioni di questa pagina. Una splendida conclusione per una concerto davvero di altissima qualità in tutti i suoi aspetti, conclusosi con un successo trionfale e due fuori programma.