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Per la Regione Emilia Romagna un pannello solare vale più di un bambino

Da Valgi @valgi

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“Una casa alle giovani coppie”, preferibilmente senza figli.

Col senno di poi, sarebbe stato questo il titolo più adatto del bando regionale che si è chiuso il 12 settembre e che metteva a disposizione dei richiedenti un minimo di 20.000 euro per l’acquisto della casa.

Del fatto che, su 413 domande complessive, dalla Romagna (cioé dalle provincie di Forlì Cesena, Rimini e Ravenna) ne siano arrivate appena 46, abbiamo già scritto nel post della settimana scorsa.

Ma che di questi 46 nuclei familiari romagnoli, 34 siano senza figli e solo 12 con, beh, questo è un dato impressionante. Ma non casuale.

Chi avesse voglia di leggersi il bando scoprirebbe che l’importo del contributo di 20.000 euro sarebbe stato aumentato di 3.000 euro in caso di alloggio realizzato con tecniche costruttive rispettose dell’ambiente e del risparmio energetico (delibera dell’Assemblea Legislativa n. 156/2008) e di ulteriori 2.000 euro per le famiglie con almeno un figlio.

Ciò significa che:

  • Visto che 3.000 euro sono più di 2.000 euro (dato inconfutabile), per la Regione è più importante prendere sotto braccio determinate società edili (molte cooperative) che hanno costruito abitazioni con certi requisiti anziché privilegiare le famiglie con figli (che spesso sono proprio quelle che, per necessità, devono acquistare abitazioni meno “performanti” dal punto di vista energetico);
  • Allo stesso tempo chi ha confezionato il bando ritiene evidentemente che un incentivo di 2.000 euro ai genitori con figli sia sufficiente a dargli pari opportunità (finanziariamente parlando) rispetto a chi bambini non ne ha. Roba da matti.

E i risultati sono lì a testimoniarlo: l’elenco delle richieste di contributo conta esattamente 413 nominativi; di questi, come detto, solo una dozzina giungono da genitori con figli che abitano in Romagna (6 sono a Forlì, 2 a Faenza e 4 a Rimini e provincia).

Su un francobollo sovietico anni ’50 c’era scritto: “Grazie, caro Stalin, per i nostri bambini felici”. Nelle terre rosse dell’Emilia Romagna ci si è dimenticati anche di quello.


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