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Tipicità, eccellenza enologica e territorio: il tris vincente del vino siciliano.La Sicilia del vino di qualità manda in archivio un Vinitaly da incorniciare.La strategia messa in campo della differenti anime enologiche dell'isola ha portato i risultati attesi.Tra gli stand delle oltre 200 aziende espositrici, suddivisi in 17 territori di produzione, si è registrata piena soddisfazione e grande ottimismo:"Sono tornati in forza i ristoratori italiani, assenti in gran parte da alcuni anni- ha commentato soddisfattoAntonio Rallo, Presidente diAssovini Sicilia-e l'export del vino siciliano si conferma in positivo, anche per il 2012, con discreti incrementi diffusi su un più ampio numero di aziende, e questo è un bene perché cresce nel suo insieme il valore e l'immagine del vino siciliano nel mondo. Bene gli Stati Uniti, ma anche Svizzera e Canada. Il segno più evidente di attenzione arriva dai mercati del sud-est dell'Asia che, abbiamo visto, in grande spolvero"Sulla stessa lunghezza d'onda l'altra associazione di produttori della Sicilia - IlPro.Vi.Di.- che, conNino Li Volsi, sottolinea l'importanza del Vinitaly:"resta la fiera d'affari più importante per il vino italiano e il Padiglione Sicilia è tra i più visitati di tutta la manifestazione. Le nostre aziende hanno lavorato bene, anche quelle di nicchia e di piccole dimensioni. L'appeal delle nostre produzioni di territorio continua a restare alto anche per i nuovi mercati dell'area Bric (Brasile, Russia, India e Cina, ndr). Senza alcun dubbio promuoviamo la nuova formula voluta da VeronaFiere del giorno in meno, con inizio la domenica. Questa scelta è andata incontro alle esigenze delle aziende".Una grande capacità organizzativa è emersa daitre giorni di Taste & Buycon112 aziende partecipanti e 90 buyers internazionali per un totale di 330 incontri commerciali, molti dei quali andati a buon fine. Di rilievo anche le presenze istituzionali registrate nei giorni del Vinitaly alPadiglione Sicilia: la conferenza stampa congiunta del Presidente della Regione SiciliaRaffaele Lombardoe del Ministro delle Politiche AgricoleMario Catania, e la visita del Commissario europeo per l'AgricolturaDacian Ciolossono stati sicuramente i momenti più alti e significativi e testimoniano, insieme, quanto sia rilevante oggi il peso del comparto vitivinicolo dell'isola nel panorama italiano.Buone prospettive di recupero del mercato interno con un giro d'affari in aumento soprattutto nella grandi aree metropolitane del Centro e del Nord Italia, con i ristoranti di Milano e Roma che guardano ai vini della Sicilia e del Sud Italia per rispondere ad una domanda del consumatore sempre più orientata su una scelta di qualità, ovviamente, ma anche di tipicità e territorio.Sono queste alcune delle chiavi di lettura possibili del grande momento vissuto dal vino siciliano a Verona per la46° edizione del Vinitalyappena conclusa.
"E' un consuntivo felice quello che possiamo trarre da questo Vinitaly- sottolineaDario Cartabellotta, Direttore dell'Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia(IRVOS) -non solo per la vivacità commerciale registrata dalle nostre aziende ma anche e soprattutto per la visione di unità che questa Sicilia offre ai suoi diversi interlocutori, anche in vista dell'entrata in vigore della DOC Sicilia. Un tempo- prosegue Cartabellotta -gli affari si concentravano su alcuni grandi marchi storici, oggi anche le piccole aziende riescono ad avere un mercato e a costruire relazioni commerciali stabili con l'estero, frutto di un cambiamento generazionale che ha consentito alle aziende di accrescere il loro know how. Anche, in questo caso, il modello da noi sposato di rappresentare la Sicilia del vino, con tante Sicilie che convivono sinergicamente tra loro - spiega Dario Cartabellotta -risulta appropriata e vincente: appropriata perché registra una realtà diversificata che tiene in conto le differenti esigenze degli attori in campo. Vincente perché riesce a dialogare meglio con i mercati che, anche loro, si differenziano per domanda, canale e stile di consumo. Una Sicilia del vino più plurale risponde meglio alle pluralità espresse dal mercato, soprattutto internazionale. L'Appeal della Sicilia si è rafforzato con le peculiarità dei singoli contesti produttivi della nostra isola: dai vini di montagna dell'Etna a quelli prodotti da una viticoltura eroica delle nostre isole minori, senza dimenticare l'area del ragusano con il Cerasuolo di Vittoria, i vini delle Terre Sicane o del trapanese e marsalese"Numeri alla mano, da una prima analisi a caldo alla chiusura del Vinitaly emergono dati interessanti e in prospettiva esaltanti per il vino siciliano:cresce l'attenzione dei paesi emergenti (Asia, Brasile, Europa dell'Est),ritorno di fiamma dei mercati storici - principalmente quello nord americano -,ripresa netta del giro d'affari con la ristorazione italianache ritorna a bussare, finalmente, alla porta delle aziende siciliane.I produttori presenti al Vinitaly, mediamente, hanno registrato circa il 30% in più di incontri commerciali con buyer ed importatori con un aumento sostanziale della qualità del trade, della stampa specializzata e dei winelovers rispetto allo scorso Vinitaly. Tra gli eventi da incorniciare spicca sicuramente la presentazione delprogetto Vinipop, un innovativo ed originale asset di promozione del vino siciliano che vede l'iniziativa congiunta degli Assessorati alle Risorse Agricole e Alimentari e ai Beni Culturali della Regione Siciliana con la collaborazione dell'IRVOS. La conferenza stampa di presentazione, che si è svolta lunedì 26 marzo, è stata impreziosita dalla presenza del ministro delle Politiche Agricole che ha definito il progetto"un'idea geniale e performante che va incontro alle esigenze del mercato e che dimostra il valore della Sicilia nel saper intercettare tutte le fasce di mercato". Tra i momenti più importanti da ricordare la consegna della"medaglia Cangrande ai benemeriti della viticoltura italiana"aFabio SirecidiFeudo Montoniche con la sua attenzione alla valorizzazione del Nero d'avola ha contribuito e sostenuto il progresso qualitativo dell'enologia siciliana.
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