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Ho attraversato Lugo di notte scortato da quattro narratori. Ho visto quello che non si vede a occhio nudo: le storie che contengono i luoghi, il filo che corre dal Castello al cielo di Baracca, passando per un fuoco dove bruciò la libertà e che Lugo non ha mai voluto scordare, con il suo post it di pietra sulla pietra. Sono arrivato con un libro da raccontare – Vita agra di un anarchico, che è storia di altri tempi, ma attuali – e me ne sono andato con la visione di una piazza del mercato e dei suoi vicoli pieni di chiacchiere e del Teatro e della Biblioteca che sempre presidiano la civiltà di un luogo. Per non dire del ragù a cena, del Sangiovese e della piada comparsi nel piccolo jazz del dopocena. Andandomene il giorno dopo, ho invidiato chi resta, le sue radici, quel camminare dentro la propria storia che custodisce il futuro di un luogo, trasformandolo in una comunità. E ho immaginato che il lungo inchino dei peschi appena fioriti, lungo la strada che in pieno sole va a Bologna, fosse un segno da ricordare, un appuntamento per la prossima volta.
di Pino Corrias
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