Per piccina che tu sia, mi sembri una Madia

Creato il 23 febbraio 2014 da Albertocapece

Alle volte si rimane sorpresi dalla sorpresa. E ci si chiede in che universo vivano coloro che in un modo o nell’altro sono deputati all’informazione, oppure se certi editori con tessera non affidino ai blog delle loro testate online l’incarico di  mascherare con un po’ di piccante il mappazzone del conformismo attivo verso il potere e i poteri. Così Odifreddi su Repubblica grida vergogna per l’assunzione di Marianna Madia al soglio ministeriale, sia pure nel truffaldino ministero della Semplificazione che naviga sul confine tra Orwell e Razzi.

Eppure questa Marianna è sei anni che circola in Parlamento e nel Pd, da sei anni ci si chiede da dove venga, che caspita faccia oltre ad essere assente quando si tratta di far fronte contro gli scudi fiscali, di quale pensiero sia portatrice, che cosa porti in dote se non l’inesperienza, cosa di cui ella stessa si fa vanto. Insomma perché è lì da quando nel 2008 Veltroni la fece a sorpresa capolista nel Lazio. E forse sarebbe stato opportuno chiedere fin da subito, fin dalla prima candidatura il significato e il senso di questa nomina dall’alto. Si perché Marianna Madia è un caso di scuola, un esempio nel quale ricorrono  tutte le fattispecie immaginabili dello scambio e della cooptazione nelle classi dirigenti, è uno dei mali oscuri italiani, fatta parlamentare e persona. Intanto deriva da una famiglia del notabilato meridionale, tanto che il bisnonno, Titta Madia fu deputato prima con Mussolini e poi con Almirante, uno zio, principe del foro, è l’avvocato dei Mastella, il padre putatitvo, Stefano Madia, è stato un personaggio oscillante tra giornalismo, politica e cinema, legato per parentele e ubiquità al clan Minoli, di cui fa parte anche la Melandri, e amico del cinefilo Veltroni, così amico di famiglia che una malignità piuttosto radicata vuole che ci sia stato un increscioso scambio di dna via Walter.

Ma al di là delle sontuose chiacchiere romane che spesso vanno prese con spirito andreottiano, la giovane Marianna, nonostante la precarierà del padre nel mondo di mamma Rai, comincia il suo cursus honorum in una scuola di elite, il liceo francese Chateaubriand che allora costava qualche milionata all’anno. Era un vezzo della sinistra quello delle scuole private di “classe” , religiose, americane, francesi purché non pubbliche, non italiane e immuni dall’insegnare “qualcosa di sinistra”: da Rutelli a Nanni Moretti, dalla Castellina a Santoro, dalla Melandri alla Finocchiaro, da Manconi a Bianca Berlinguer. In ogni caso la adolescente Madia non si accorge di nulla e ancora al momento della sua elezione dice al Corriere che lo Chateaubriand è una scuola pubblica, confondendo il programma di studi che è quello dei licei francesi, con la conduzione della scuola. Vedete un po’ voi.

Una volta ottenuto il baccalaureat, le bac come si accorcia in Francia, si iscrive a Scienze politiche e lì da brava studentessa aspetta che le si offrano occasioni. E il miracolo avviene. Come lei stessa racconta  ”Sto preparando la tesi e mi dicono che c’è una conferenza in cui s’affrontano proprio i miei argomenti. Così, vado. E lì, tra gli altri, ascolto Enrico Letta. Mi entusiasma (aiuto dottor Freud ndr) . Glielo dico e gli racconto della mia tesi. Lui, un po’ annoiato, mi invita a una roba organizzata, tre giorni dopo, appunto da Arel. Ci vado. Non solo: porto un curriculum. Ma siccome non so cosa metterci, scrivo: “Laurea con lode prevista per il prossimo 26 marzo 2004″.

Così Marianna comincia a lavorare per Arel il centro studi fondato da Andreatta di cui Enrico Letta è stato segretario per vent’anni, anche lui probabilmente preso con i medesimi criteri. Poi, grazie ai buoni uffici dello zio Gianni, diventa consulente della Presidenza del Consiglio. Capito voi laureati e disoccupati che a 30 anni, dopo aver macinato migliaia di curricula, non siete nemmeno consulenti della macelleria sotto casa? Per fortuna che John Elkann ve le ha cantate chiare e la Madia assisa sullo scranno, semplificando, potrebbe darvi dei coglioni. Tanto più che il neo ministro non si limita a questo, ma grazie alla sua pervicacia ottiene di condurre anche un programma per la Rai, una orrida schifezza chiamata ECubo, giustamente nascosta nella notte. La morte improvvisa del padre nel frattempo divenuto consigliere comunale della Roma veltroniana non la ferma di certo e anzi è all’origine delle sue fortune. Il surreale racconto lo fai lei stessa al Corriere nel 2008 dopo essere diventata capolista nel Lazio. 

Signorina Marianna Madia, circolano un paio di concetti essenziali: molto carina e molto raccomandata.

«Molto carina, lo dice lei…».

Si fidi.

«Sarà. Raccomandata, però, proprio no».

Lo spieghi.

«Due settimane fa, squilla il telefonino. È Veltroni. Dice di avermi seguita negli ultimi tre anni e…». 

Come nasce la sua amicizia con Veltroni?

«Walter partecipò al funerale di mio padre Stefano. Sostiene di essere rimasto colpito dal piccolo discorso che feci alla fine, ma io nemmeno ricordo di aver parlato… ».

Il dolore di un funerale può cancellare pezzi di memoria. 

«Infatti… Comunque poi Walter mi convoca al Loft. E mi spiega che pensa a me, per una candidatura importante. Dice che mi stima». 

Mi chiedo come sia possibile pubblicare sul maggiore quotidiano del Paese una roba del genere, pensando che qualcuno beva la tesi del lancio in Parlamento grazie a due parole forse dette a un funerale tre anni prima.  In altri ambiti si chiama circonvenzione di incapace, ma qui la si spaccia per politica. Alta politica anzi, perché proprio in quel periodo la ragazza passata nel frattempo  al leopardato e al tacco 12  s’accende di passione per un brillante professore che ha non ha mai usato la brillantina Linetti, che ha quasi il doppio dei suoi anni e che, casualmente, è il figlio di Giorgio Napolitano. Ah quand l’amour fait boum, avranno cantato con Charles Trenet. Tanto più che anche in questo caso le circostanze dell’incontro sono ancora più incredibili dell’iniziazione al lavoro: “Avendo in comune il fisioterapista, mi ha scritto una lettera sul quotidiano Il Tempo, in cui mi invitava a lasciar perdere con la politica e a sposarmi e fare figli. Così l’ho chiamato e lui mi ha invitato a casa sua, per un tè.”   Del resto a chi non capitato di incontrare qualcuno dal parrucchiere  che poi ti scrive sui giornali di fare figli e ti invita a vedere la collezione di francobolli? Ma dai Madia, inventati qualcosa di più credibile.

Però a onor del vero c’è da dire che Marianna da dopo l’elezione nel 2008 si è data da fare non poco in Parlamento, più con le assenze che con le presenze, ma comunque con occhio attento sul lavoro giovanile, tanto che non più di due mesi fa, non appena chiamata da Renzi alla segreteria, ha scambiato il ministro Zanonato con quello per il lavoro Giannini. Cose che succedono, anche se i maligni vi vogliono vedere a tutti i costi un segnale di totale incompetenza e menefreghismo. Del resto come la stessa Marianna dice: “La verità è che per una donna, specie se giovane, in questo Paese, è ancora molto difficile avere successo… ha capito?”. 

Eh si abbiamo capito tutto. Speriamo solo che non scambi il suo ministero per un altro.


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