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Difendendo il regime di Assad, la corrotta élite russa difende prima di tutto se stessa
12.02.2012
Il veto russo al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sulla Siria si è rivelato praticamente insensato. Su iniziativa dell'Arabia Saudita la risoluzione respinta da Mosca e Pechino dovrà essere esaminata e, evidentemente, approvata dall'Assemblea Generale dell'ONU. All'Assemblea Generale non vige il diritto di veto, ma le risoluzioni non hanno giuridicamente un carattere obbligatorio. Tra l'altro il testo respinto dalla Russia e dalla Cina non conteneva alcuna concreta sanzione, ma giudicava solo il regime di Bashar Assad per gli omicidi di massa sulla base delle decisioni della Lega Araba. I diplomatici sauditi, peraltro, avevano aggiunto al testo la proposta di designare un rappresentante speciale del Segretario Generale dell'ONU per la Siria, che possa interagire con la Lega Araba. Ban Ki Moon ha giudicato non costruttivo il veto di Russia e Cina, ma la futura risoluzione dell'Assemblea Generale potrà dargli il mandato per agire sulla questione siriana a nome dell'ONU, aggirando il Consiglio di Sicurezza e il nostro veto.
I diplomatici russi intervengono come se dietro a loro, come al tempo della loro gioventù di servizio, ci fosse una potente e spietata superpotenza con molti alleati obbedienti e paesi-clienti. Negli anni '80 l'URSS dispiegava in Siria i missili antiaerei e nel Mediterraneo orientale si muoveva una potente flotta con armi nucleari. Adesso dietro il veto russo non c'è niente. Una qualche forza di spedizione preparata nel paese – qualche battaglione e tre fregate, ma l'armamentario non è adeguato per la guerra moderna. Sergej Lavrov e i suoi sottoposti sono esageratamente minacciosi – hanno promesso di darle al Qatar, ma, pare, non hanno spaventato nessuno.
Difendendo il regime di Assad, la corrotta élite russa difende prima di tutto se stessa. Insistendo sulla sovranità assoluta e sulla non ingerenza negli affari interni – cioè sul diritto sovrano di Assad di pacificare l'opposizione con i carri armati o con le bombe, – i cinesi hanno in mente il Tibet e lo Xinjiang uiguro e i nostri capi il crescente movimento per elezioni regolari. Il presidente della Corte Costituzionale Valerij Zor'kin accusa già i sostenitori delle elezioni regolari di esser pronti a "chiamare qualche "variago" [1] (compresi i reparti speciali dei paesi della NATO)" per creare in Russia lo scenario libico.
I nostri diplomatici e i nostri capi rimandano continuamente all'inammissibilità di uno "scenario libico" in Siria e di ingerenza internazionale. Ma questi argomenti sembrano forti solo nelle strutture di potere all'interno del Sadovoe Kol'co [2] di Mosca. Il terribile destino di Muammar Gheddafi rattrista ben pochi al mondo e lo "scenario libico" viene considerato positivo non solo in occidente, ma anche nel mondo islamico. La guerra civile in Siria va avanti a tutta forza, il sangue scorre a fiumi e nessuno, neanche Assad, prende sul serio le vuote chiacchiere di Lavrov sul dialogo all'interno della Siria e su una nuova costituzione, che dovrebbe rappacificare tutti. Anche l'ingerenza militare straniera va avanti a tutta forza – i miliziani di Hezbollah e gli iraniani del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica, acquartierati in Libano, aiutano l'esercito siriano nelle operazioni punitive.
Il folle veto, che ha bloccato la relativamente inoffensiva risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, essenzialmente ha tolto la Russia dal numero dei paesi che decidono qualcosa in Siria. Adesso invece che dal Consiglio di Sicurezza il destino del regime sarà deciso da un qualche comitato di "amici della Siria", in cui non hanno invitato né Mosca, né Pechino. Ora in primo luogo si esaminano le varianti per la creazione sul territorio della Siria di corridoi umanitari e di zone cuscinetto, difese contro l'intervento dell'esercito siriano, dove potrebbero nascondersi e ricevere aiuto profughi e insorti. Esistono progetti per l'ingresso di truppe turche nelle regioni del Nord della Siria. Negli ultimi giorni gli insorti sono riusciti a rafforzarsi nei dintorni della città di Homs e perfino a muoversi verso la frontiera con il Libano del Nord, dove sono forti le posizioni dei sunniti. In questo distretto è possibile l'ingresso di alcune forze pan-arabe sotto le insegne della Lega Araba per stabilire un corridoio umanitario a Homs, dove proseguono duri sconti e omicidi di massa.
La repressione dell'aeronautica militare e della contraerea siriane per stabilire una "no-fly zone" richiede l'intervento americano. Per i consiglieri militari russi, che sono ancora in servizio in Siria, sarà indubbiamente interessante vedere con i propri occhi come gli USA e i loro alleati se la caveranno con l'aeronautica militare e la contraerea siriane, che negli ultimi anni sono state da noi sostanzialmente modernizzate. Questa valutazione oggettiva delle possibilità comparate della nostra tecnica e di quella occidentale è evidentemente l'unico profitto che si possa trarre dall'appoggio al regime siriano condannato a morte quando tutto il resto è vinto e perduto.
Pavel Fel'gengauėr, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/51001.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Variaghi erano chiamati gli scandinavi che fondarono il primo stato russo, poi assimilati dagli Slavi.
[2] "Anello dei Giardini", viale circolare che segue il perimetro del centro storico di Mosca (il corsivo è mio).
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