Presentazione: a Roma
sabato 21 Maggio ore 18.00
alla Libreria Mondadori di Via Piave n. 18
Appena apro gli occhi, mi accorgo di qualcosa di bizzarro. Non sento rumori. Niente vociare dei bambini che vanno nella scuola a pochi metri dal mio appartamento. Niente passi per le scale, sentori di stereo accesi dall'ammiratrice di Jovanotti del piano di sotto. Eppure mattina lo è ancora, lo intuisco da qualche raggio di sole che intravedo dalle tende viola. Ok, non ho dormito tutto il giorno: due sono le ipotesi.
A (biblico-apocalittica): è scoppiata una pandemica epidemia, io ho dormito e non mi sono accorta di niente in puro stile Hollywood; aprendo le persiane vedrò solo una terra desolata e arsa dal sole e forse qualche Viggo Mortensen sopravvissuto in cerca di acqua.
B (incubo alla Woody Allen): è domenica, ho dormito quattro giorni, e dopo aver invitato tutti, sabato 21 maggio alle 18.00 non sono andata alla presentazione del mio romanzo alla libreria Mondadori di Via Piave. Appena accenderò il cellulare troverò insulti DOC scritti dal mio editor Marco B. e dal mio responsabile eventi Marco Z. che essendo scrittori ci daranno giù con rara maestria.
C (scuola di Atene) i bambini sono entrati senza fare un fiato felici di recarsi a condividere lo scibile con i loro Maestri.
Decido di affrontare una delle tre ipotesi, un'occhiata allo schermo del cellulare e .. mi rassicuro. Tranquilla: sono le undici ed è giovedì. A posto. Le undici di giovedì??? Ma io ho un'intervista. Mi vesto, apro la dispensa, no. non ho nulla per fare colazione. Niente caffè. Squilla il telefono e fingo la voce di chi è in piedi da due ore e ha pure già fatto Jogging. Ok, ora sì che è tardi. Prendo la borsa. Ferma, che scarpe indosso? Queste, belle, ma, no scomode. Cambiamo, sì, queste con il tacco sanpietrino-resistente. Chiudo a chiave la porta. Ho preso il cellulare? No, in borsa non c'è, no dunque ecco , un rossetto, le chiavi..il profumo. Non c'è. Riapro la porta, non lo trovo. Uffa, cerca bene, anzi no mi chiamo con il telefono di casa. Ah ecco, lo sapevo l'avevo preso era nella tasca interna, ma avevo dimenticato gli occhiali da sole eccoli lì. Chiudo la porta di nuovo, una mandata, due, crepi l'avarizia e facciamo tre. Scendo verso il parcheggio, finalmente vado a prendere la macchina senza zuccheri nel cervello e senza caffeina nelle vene e quindi senza capire cosa sto facendo. Benzina, manca anche la maledetta benzina. Ma quando passiamo all'elettricità? Ok mi fermo
"venti, grazie"
"Buongiorno Principè, ore piccole?". Cipria, approfitto per mettere correttore e cipria.
Al primo semaforo, un uomo con un cartello "Ex camionista, zoppo" si avvicina. E' scuro, blatera qualcosa in un dialetto dell'est a due donne Rom, poi mi sorride mostrando quattro denti d'oro
"Hai sigaretta, Miss?" Mi chiede quello che credo sia lo zio di Johnny Depp nell'ultimo Pirati dei Caraibi.
"No, non fumo". Ma perchè indugio sulle spiegazioni?
Bene, arrivo quasi destinazione. Mancano solo due semafori. Uno a Via dell'Ambaradan. Noo, è rosso.
"No, guarda, il vetro è pulito. E no, no non ho monete, veramente non serve che pulis...."
il ragazzo dalla pelle ambrata, folti capelli neri e denti bianchissimi ride e comincia a inondare il vetro di una sostanza schiumosa.
"No veramente, non posso dar....." Non lo vedo, ma quanta cavolo di schiuma se non si sbriga diventa verde....Ah eccolo di nuovo.
Ride e fa un gesto portando la mano verso il petto come a dire ci penso io.
Frugo nel portafoglio pur ricordando bene di non avere nulla. Mentre penso che popolo questi cingalesi, che carattere, trovo solo qualche monetina. Abbasso il finestrino e mi sento in dovere comunque di dare qualcosa. Il ragazzo ride sfoggiando una dentatura sempre più bianca. Prende le monetine, le conta e poi
"Tu mi ha dato, 50 centesimi...che fare io eh? Io ci vado al ristorante, eh? Al ristorante ci vado.."
"Ti avevo detto di no, ripetuto perchè non avevo nulla e...."
scatta il verde, il ragazzo fa un gestaccio. Riparto, desiderando di essere un camionista kazako.
L'intervista va bene, se non altro mi posso rilassare, ma al bar mi passano davanti ignorando la composta fila. E ma questa città è una giungla. Per giustizia sento di dover appuntare
"Scusi, ma"
"Uhm? Che c'è, ma chi ..."
ok rispondi alla maleducazione. In fondo sei una scrittrice, ricorda, una scrittrice brillante...hai sempre la risposta pronta
"vorrei dirle..."
Brillante, ricordalo.
"Ascolti bene.."
Così, incisiva, dagli una lezione di civiltà
"Dica?"
"C'ero prima io"
Brillante? Incisiva? E questo è tutto quello che sai dire? Va bene, ok. E' la fame. Siediti e mangia.
Marco "Buongiorno....sai che a Torno al salone del libro è andata alla grande? Un massacro. Ti ho sentita carica per sabato".
Io "Sì, Stanno succedendo tantissime cose belle, avevi ragione. Ricevo mail di persone entusiaste, una ragazza è passata a trovarmi in libreria venerdì per complimentarsi, una signora mi ha regalato una borsetta rossa. E non sai gli uomini a cui piace il libro...davvero mi hanno detto che è...Vivo. Mi chiedono quando esce il film.."
Marco "Ed è solo l'inizio, vedrai. Mi stai facendo venire voglia di scrivere un'altro libro..Sono momenti belli. E poi la felicità vorresti che durasse per sempre no? Anche se nulla dura per sempre."
Io "Scrivere è quello che di più bello si possa fare al mondo. Comunque, con questo pensiero, stai per diventare un personaggio di un mio racconto". Mi viene da dire solo questo, colpita da questa considerazione del tutto inattesa. Dunque esiste qualcuno in un mondo cinico, frenetico -chino a divorare ferocemente la merce in vendita al supermercato di anime e corpi- che cerca qualcosa di prezioso; qualcuno che cerca qualcosa che resti per sempre. Fantascienza, quasi. Un concetto affascinante che a me fa paura il per sempre, rimango incantata da chi lo insegue. E' un' idea che spaventa. Rifletto. Ma nel tritacarne che è oggi il vivere sociale, cosa ci rimane per sempre? Non a caso ho scritto un libro sul precariato. Perchè il disimpegno, la fugacità ci vengono venduti oggi come il valore indispensabile per essere cool e l'incertezza viene spacciata agli angoli delle aziende sotto forma di flessibilità. Pusher di illusioni, queste sono le notizie che leggiamo sui quotidiani, gli spot, le trasmissioni tv che rendono tutti famosi soprattutto chi non sa fare nulla. Ci rimbambiscono di cose stupide per distrarci dal fatto reale: siamo a bordo di un Titanic sociale, e affondiamo neanche troppo lentamente. E allora, per sempre, una cosa l'ho trovata: l'arte. E' eterna eppure leggera. Frivola, divertente e invincibile al tempo. Per questo mi piace giocare con le parole: raccontano le emozioni prima che fuggano via.
Ecco, per volare, ci vuole un pensiero felice. E scrivere è volare più in alto di tutti, anche sopra all'arcobaleno.
All the world is made of faith, and trust, and pixie dust.
—J.M. Barrie(Peter Pan)